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LEZIONI  DI  LETTERATURA ITALIANA - ANNO ACCADEMICO 1906-1907



                                    LEZIONE SETTIMA
                                Riveduta e corretta dal prof.  Pascoli.
                                                          r
                          Vorrei, e non posso fare che brevemente, esaminare il verso 7° e
                    seguenti del Canto 3° dell’Inferno raffrontati col Canto 2° del Purga-
                    torio. Notino che, veramente, il Canto 1° dell’Inferno sta a sé, è come
                    un prologo di tutta la Divina Commedia sicché anche l’Inferno sareb-
                    be costituito di 33 Canti come le altre due Cantiche. Osservino che il
                    dire Canto 2° del Purgatorio corrisponde esattamente al dire Canto 3°
                    dell’Inferno, che, tolto il primo, riesce 2° anche nell’Inferno.
                          Vi sono due figure, in questi due Canti, che rassomigliano per
                    quanto siano dissimili: simili e dissimili nel tempo stesso. Caronte (Ca-
                    ron, come dice Dante) e un angelo. Hanno tutti e due una barca, tut-
                    ti e due tragittano anime; discendono tutti e due da un’unica persona
                    che è nel poema latino, (l’Eneide di Virgilio) cui Dante, in certo mo-
                    do, ripete cristianamente. Al Caron virgiliano non corrisponde solo il
                    Caron dantesco ma anche l’angelo. In verità, Dante non leggeva l’E-
                    neide senza alcun commento; e noi sappiamo da molti piccoli indizi,
                    che egli conosceva almeno qualche notizia dell’antico commentatore
                    dell’Eneide, Servio.
                          In Servio, precisamente, egli doveva aver letto questa notizia,
                    questa osservazione che il Caron tragitta le anime al luogo della puri-
                    ficazione (meglio che purgazione: così preferisce il Pascoli). In verità
                    Virgilio nel libro VI del suo poema, ha avanti a sé sempre l’oltremon-
                    do di Platone. Platone parla dell’oltre mondo in diversi dei suoi Dia-
                    loghi e specialmente nel “Fedone„ in cui (e dietro a lui Virgilio) figura
                    un luogo di eterna dannazione: ma esso è una parte dell’oltremondo,
                    nel resto si espia e si purifica per ritornare, secondo Platone, a formare
                    nuove esistenze, per tornare in vita. Ora Servio ha ragione di esprime-
                    re il concetto di Virgilio dicendo che Caronte porta le anime al luo-
                                                                        Dispensa 8ª

                                                57.


















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