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LEZIONI  DI  LETTERATURA ITALIANA - ANNO ACCADEMICO 1906-1907



                    Quel rimatore che Dante nella Vita Nuova, scritta prima del Trecento,
                    designa: «questo mio primo amico» quel Guido Cavalcanti di cui sem-
                    pre nella Vita Nuova mostra altissima stima che sembra diminuire nel
                    De Vulgari Eloquio a vantaggio di Cino da Pistoia e di Guido Guini-
                    zelli, quel Guido non era morto quando Dante seguendo quell’ombra
                    s’inabissò per andare nell’Inferno e si trova nella città di Dite, in una
                    spec[i]e di cimitero dalle arche infuocate coi coperchi sollevati da cui
                    uscivano fiamme. Ei ne fa subito inchiesta a Virgilio, e intanto sorge a
                    parlargli il Farinata; poi – surse alla vista scoperchiata un’ombra – Ca-
                    valcante de’ Cavalcanti, che gli domanda notizie di suo figlio:
                                ... : «Se per questo cieco
                                Carcere vai per l’altezza d’ingegno,
                                Mio figlio ov’è? E perché non è teco?»
                    Questo è un viaggio di contemplazione, di scienza, di sapere, anzi in
                    cerca di arte e sapere. Dante gli riconosce l’ingegno, giacché le parole di
                    Cavalcante sono parole di Dante, e gli risponde:
                          ... : «Da me stesso non vegno,
                          Colui che attende là per qui mi mena,
                          Forse cui Guido vostro ebbe a disdegno.»
                    Chi è colui, che attende là? Un poeta grande fra i grandi, disdegnato
                    da Guido.
                    Quello che ebbe a disdegno Guido, in Virgilio, è precisamente concen-
                    trato nelle teoriche di Dante tanto nella Vita Nuova che nel D.V.E.:
                    l’ingegno c’è, manca lo studio assiduo dell’arte, il pieno possesso della
                    scienza; si intende fino a un certo punto perché Guido Cavalcanti po-
                    teva aver studiato arte e scienza, ma non pienamente: studio suffic[i]
                    ente per fargli fare una bella canzone, ma non per descrivere a fondo
                    tutto l’Universo.


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