Page 16 - Oriana Fallaci - La vita è una guerra ripetuta ogni giorno
P. 16

e bruciarlo nella stufa. Poi mi mangiai tutti i foglietti della zucca. Non c’era altro da

          fare  ma  in  seguito  a  ciò  venni  aspramente  rimproverata:  quando  giunse  la  vigilia
          della liberazione di Firenze, per colpa mia mancavano tutti gli indirizzi necessari a
          mettere insieme i gruppi partigiani. Furono messi insieme, alla fine, con difficoltà.
               La guerra insomma la vissi e la soffrii in pieno, malgrado la mia giovane età.

          Proprio nel periodo in cui mio padre era in carcere, la mia casa venne più volte
          bombardata. Tra i ricordi più cupi della mia infanzia e della adolescenza v’è quello
          delle  bombe  che  cadono,  delle  corse  folli  sotto  le  bombe.  Non  mi  persi  un
          bombardamento: uno scherzo del destino mi faceva trovare sempre, per l’appunto,
          nel  luogo  colpito.  Non  mi  successe  mai  nulla.  Nel  pericolo  ho  sempre  avuto  una
          strana  anzi  straordinaria  fortuna.  Ma  in  quegli  anni  imparai  a  odiare  la  guerra,  le
          bombe,  i  fucili,  tutto  ciò  che  spara.  Imparai  a  comprenderne  la  illogicità,  la
          imbecillità,  la  follia.  Anch’io,  a  mio  modo,  sì,  facevo  la  guerra:  ma  non  per

          attaccare. Per difendermi. Devo aggiungere infatti che ero, malgrado le mie treccine,
          totalmente  consapevole  di  ciò  che  facevo:  proprio  come  lo  sarebbe,  oggi,  un
          bambino vietcong. Ma non ho mai sparato. Non ho mai ammazzato nessuno. Non ho
          mai partecipato a una azione che provocasse sangue. E oggi, a maggior ragione, farei

          lo stesso. Sono pronta a farmi uccidere, se indispensabile; mai a uccidere.             2
   11   12   13   14   15   16   17   18   19   20   21