Page 74 - Pablo Picasso
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problema della forma spaziale (anche qui, non espressiva o simbolica,
           bensì plastica).

              Una  volta  manifestatosi,  il  problema  della  forma  attrae  l’artista  al
           punto di fargli perdere qualsiasi interesse nei confronti del soggetto per
           sé. Nell’Acrobata sulla palla, un semplice episodio di vita quotidiana

           del circo itinerante, la prova di un numero dello spettacolo, diviene la
           scena di una vibrante interazione di forme. L’intenzione originaria di

           Picasso era ancora piuttosto letteraria: il retrocedere di madre, figlio e
           cane nel paesaggio inospitale e, in lontananza, il vago fantasma di un
           cavallo brado delimitano la sfera filosofica della risposta alle domande

           di Gauguin: «Da dove...? Che cosa...? Dove...?».
              Eppure, la scena in primo piano non si esaurisce nel significato delle

           risposte  («dall’infinito»,  «artisti»,  «verso  l’eternità»),  perché
           sviluppando i tratti dei personaggi – il forzuto del circo e la ragazza

           acrobata – Picasso si è concentrato sulle loro differenze. Il contrasto tra
           questi due esseri – il poderoso atleta saldamente e rigidamente seduto

           sulla sua base cubica e la graziosa e lieve acrobata in equilibrio sulla
           grande  palla  –  finisce  impercettibilmente  per  esprimere  l’antitesi  tra
           due  fondamentali  elementi  formali:  la  stabilità  e  lo  slittamento,  la

           gravità e la leggerezza. Per accentuare questo contrasto, l’artista ignora
           la  realtà,  altera  le  normali  proporzioni  e  spigo-  losità,  esaspera  la

           prepotenza  fisica  dell’atleta,  trasformandolo  in  un  colosso,  in  un
           monolito indistruttibile. La sua figura seduta occupa una buona metà

           della superficie del quadro. L’altra metà presenta la giovane acrobata
           circondata dal desolato paesaggio. In precario equilibrio, esprime una

           grazia estrema, tronco sinuoso con i suoi rami, le braccia sottili levate
           in alto verso i cieli della musica gestuale. La poesia di Apollinaire Un
           Fantôme  de  Nuées  evoca  la  stessa  immagine  di  giovane  acrobata  di

           strada:
              E quando restò in equilibrio sulla palla / il suo corpo slanciato lieve

           come  una  musica  /  nessuno  spettatore  poté  resistergli  /  esile  spirito
           senza umanità / pensarono tutti.
              Il contrasto fra le figure ritratte è agevolmente trasponibile a livelli

           più astratti: Materia, incatenata dall’inerzia, e Spirito, fluido ed etereo.
           Non è senza ragione il fatto che l’ampia schiena dell’atleta, coperta da

           una  canottiera  color  «tubercolosi»  (come  disse  Apollinaire  di  questa
           sfumatura  di  rosa)  sia  rivolta  verso  di  noi  e  assomigli,  in  rilievo,  al

           paesaggio color ocra; la ragazza, al contrario è collegata al pallido cielo
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