Page 179 - Pablo Picasso
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degli  anni  Dieci,  periodo  di  profondissima  ricerca  spirituale,  la
           cattedrale dovesse necessariamente prevalere sul palazzo. Questa verità

           trova  ulteriore  conferma  nella  lettura  delle  valutazioni  espresse  su
           Matisse e Picasso dai loro primi critici russi. I critici seri, naturalmente,
           riconobbero  in  Matisse  un  audace  innovatore,  apprezzarono  il  suo

           talento artistico e le dimensioni della sua personalità creativa; gli stessi
           critici,  però,  che  certamente  comprendevano  Matisse  fino  in  fondo,

           rifiutarono  con  un’ostinazione  eloquente  di  vedere  in  lui  altro  dal
           “decoratore di palazzi”, ossia l’immagine di un Eden decorativo, simile
           alle  scene  persiane  e  arabe,  con  pareti  invetriate  e  sontuosi  tappeti  e

           tessuti.
              Nel primo numero di “Apollon “(1914), Yakov Tugendhold scrisse:

           «Non è possibile filosofare nel Salone Rosa di Shchukin, ma neanche
           si  può  cedere  ai  sentimenti  Chechoviani  [...].  Qui,  senza  mai  alzarsi

           dalla propria poltrona [allusione al paragone fatto dallo stesso Matisse
           tra  il  proprio  ideale  artistico  e  una  solida  e  comoda  poltrona],  si

           possono doppiare tutti i poli e i tropici delle emozioni».[111]
              Come  Maurice  Denis,  anche  Tugendhold  riconosce  le  aspirazioni
           matissiane  all’assoluto,  ma  si  tratta  di  aspirazioni  orientali,  come

           segnalerà in una riedizione del suo saggio sulla galleria Shchukin.[112]
           In definitiva, per Tugendhold, l’opera di Matisse non è arte grandiosa,

           bensì gioiosa, frutto di una gioiosa abilità manuale.
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