Page 126 - Pablo Picasso
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crea  rivela  tratti  di  irrealtà  e  relatività  tipici  delle  icone  bizantine,
           accanto a elementi delle ascetiche nature morte di Zurbarán.

              Nella  natura  morta  di  Picasso,  però,  totalmente  esente  da  qualsiasi
           simbolismo  e  metafisica,  il  riflesso  dell’orlo  del  vaso  nel  bicchiere
           introduce  all’istante  un  fattore  magico  in  un  mondo  ordinario  e

           inanimato, trasformato da un artista il cui occhio dimostra la capacità di
           sorprendersi  e  di  rinvenire  nella  realtà  stessa  una  nuova  sintassi

           formale.  Nell’estate  del  1909  Picasso  si  dedicò  dapprima  al  genere
           della natura morta, per via del suo stato d’animo depresso, alla ricerca
           di  appigli  nel  mondo  delle  realtà  più  semplici.  In  seguito,

           approfondendo analiticamente e creativamente la complessa questione
           di come la pittura possa rappresentare realtà oggettive, aprì la via a una

           modalità  di  rappresentazione  plastica  assolutamente  innovativa
           chiamata cubismo. Non è un caso che la natura morta come genere, con

           il suo spazio concreto che – come disse Georges Braque – si può quasi
           toccare,[77] sia diventata il soggetto preferito della pittura cubista.

              Nessun  altro  genere,  infatti,  poteva  portare  a  un’indagine  analitica
           così accurata sui principi strutturali delle forme solide in un ensemble
           spaziale,  sulla  ritmica  e  controllata  disciplina  di  una  superficie

           rettangolare. Per Picasso fu normale e logico passare dalla forma della
           scultura  tridimensionale  ai  valori  tangibili  e  oggettivi  delle

           composizioni  di  natura  morta.  Questo  passaggio,  però,  presuppone  a
           sua volta uno slittamento dell’attenzione dell’artista dai problemi legati

           alla scultura a quelli relativi all’espressività pittorica.
              La  mancanza  di  date  precise,  che  rende  impossibile  il  compito  di

           determinare con certezza la cronologia del proto-cubismo picassiano, è
           forse particolarmente sentita proprio in relazione al periodo compreso
           tra il soggiorno a La Rue-des-Bois nell’agosto 1908 e la partenza per

           Horta de Ebro alla fine della primavera 1909.[78] Se si considera come
           insieme  tutta  la  produzione  riconducibile  a  questo  periodo  –  tutto

           quello, cioè, che è stato creato nell’imminenza del cubismo – si nota
           che  i  pensieri  di  Picasso  fluiscono  in  molte  direzioni  diverse,  che  in
           alcuni  casi  introducono  e  sintetizzano  nuove  tendenze,  mentre  altre

           volte scompaiono temporaneamente come fiumi carsici.
              Occorrono,  a  questo  punto,  una  teoria  dell’evoluzione  in  base  alla

           quale organizzare il materiale e, soprattutto, un’analisi dell’impulso che
           innesca  questo  passaggio.  Potendo  contare  su  una  conoscenza  a

           posteriori  di  quello  che  potremmo  chiamare  il  fine  ideale  di  questo
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