Page 113 - Pablo Picasso
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metafora della sofferenza.
              La  deformazione  del  corpo  e  dell’espressione  hanno  qui  un

           significato pittorico: in queste “distorsioni” si può cogliere il tentativo
           di esprimere la natura della donna in quanto machine à souffrir, come
           lo stesso Picasso avrebbe detto trent’anni più tardi.

              Una seconda antitesi dell’uomo seduto – un’altra donna sfaccettata,
           espressiva  ma  non  sofferente  –  è  rappresentata  dalla  Donna  con

           ventaglio, anch’essa presente sul taccuino di schizzi già menzionato. In
           quest’opera  è  l’armonioso  principio  di  equilibrio  interno  a  tenere
           banco:  rimandi  incrociati,  corrispondenze  tra  forma  e  ritmo,  pacate

           sfumature di ocra, toni bianchi e grigi.
              Concepito  in  origine  come  ritratto  di  Fernande  Olivier,  il  dipinto

           conserva nella sua struttura formale la tranquillità, il nitore classico e il
           maestoso portamento del carattere e del tipo fisico del modello. E se

           questa  immagine  raccolta  e  discreta  ci  ricorda  da  un  lato  una  statua
           egizia seduta, dall’altro, in senso meno letterale e più profondo, le sue

           proporzioni  monumentali  prefigurano  il  gigantesco  ordine  del
           cosiddetto stile picassiano classico degli anni Venti. La terza variazione
           sul  tema  della  donna  seduta  proveniente  dal  citato  taccuino  della

           primavera 1908 diede origine svariati mesi più tardi al dipinto Nudo
           con paesaggio (La driade), in cui risulta enfatizzata la natura oscura e

           primitiva  del  sesso.  La  posa  della  donna  nuda,  che  nello  schizzo
           sembra scivolare impotente dalla sedia, nel dipinto appare trasformata

           in  un  gesto  minaccioso  di  aggressività  sessuale.  Avanzando  verso
           l’osservatore dal profondo di una foresta, come se emergesse da una

           nicchia,  la  figura  viene  percepita  come  incarnazione  della  cieca  e
           portentosa  Natura  assopita,  che  reca  in  grembo  non  solo  il  potere  di
           dare la vita, bensì anche un’irrazionale energia distruttiva.

              Comunemente  noto  anche  con  il  titolo  La  driade,  questo  nudo
           inquietante è più antico delle divinità silvane minori dell’antica Grecia,

           è parente delle grandi dee delle più arcaiche mitologie umane.
              Qui,  infatti,  Picasso  ha  ritratto  non  una  donna,  bensì  una  sorta  di
           preistorica statua femminile in tutta la sua scultorea crudezza e con le

           relative  deformazioni  selvagge  dell’espressione.  Allo  stesso  tempo,
           però, si potrebbe sostenere che nella soluzione pittorica Picasso abbia

           puntato allo stesso effetto di nudità vistosamente rimarcata che risulta
           così  stupefacente  nella  cupa  e  melanconica  oscurità  della  pittura

           religiosa secentesca.
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