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carradore.
Questa struttura di linee astratte alla base di un dipinto sarà più o meno
nascosta dalle verità della natura, e da tutta la ricca varietà delle forme
naturali, a seconda delle esigenze del soggetto. Così, nei grandi lavori
decorativi, dove il dipinto deve prendere il suo posto quale parte di uno
schema architettonico, la severità di questa ossatura sarà necessaria per
unire il lavoro alle forme architettoniche circostanti, delle quali deve
formar parte; e si dovrebbe permettere a pochissima indulgenza nella
realizzazione della verità naturale di offuscarla. Ma nel dipingere un
quadretto da studiolo, da osservare da vicino, il potere ausiliare di questa
base di linee non è affatto così essenziale, ed è ammissibile la piena
indulgenza di tutta la ricca varietà del dettaglio naturale.
Ed è così che succede che i pittori che si sono sempre vantati dei ricchi
dettagli hanno sempre dipinto quadri piccoli, e i pittori che hanno preferito
verità più ampie, dipinti di maggiori dimensioni. Suona piuttosto
paradossale dire che più è piccolo il dipinto più dettagli debba contenere,
e viceversa, ma ciononostante è la verità. Infatti, sebbene un grande
quadro non debba necessariamente essere parte di uno schema
architettonico, deve essere osservato a una distanza dalla quale il piccolo
dettaglio non può essere visto, e dove quel dettaglio indebolirebbe
moltissimo il suo potere espressivo. E inoltre, il piccolo dipinto rientra
facilmente nel campo visivo, e l'intera impressione può essere colta subito
senza che le linee principali siano, per così dire, sottolineate. Tuttavia, in
un grande dipinto una delle maggiori difficoltà è renderlo di facile lettura,
fare in modo che colpisca l'occhio in un'unica impressione. Le sue
dimensioni lo rendono difficile da cogliere facilmente all'interno del
campo visivo, si deve usare ogni artificio per dargli "ampio spettro di
trattamento", come viene chiamato, e affinché nulla interferisca con
dettagli simili.