Page 87 - Manuale di autostima
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9.1.  Come  sapersi  affidare,  per  essere  sempre


      sorretti



      Un  giorno,  quando  ero  ancora  alle  scuole  superiori,  stavo  tornando  a  scuola  in  autobus  e,

      qualche fermata prima che scendessi, era salita una signora… diciamo non più giovanissima.
      Era giorno di mercato, e la signora evidentemente aveva fatto spese, perché portava, in
      equilibrio  con  la  borsetta,  anche  due  borse  che  avevano  l’aspetto  di  poter  essere
      utilizzate  come  arma  impropria  solo  lasciandole  cadere  sui  piedi  di  qualcuno.  Inoltre,

      probabilmente  qualche  mese  prima  doveva  aver  subito  un  intervento  o  una  riabilitazione,
      perché utilizzava una stampella.
      Considerando che l’autista guidava come se avessimo dovuto partecipare tutti ad un rally e la
      strada era particolarmente scivolosa perché aveva piovuto, un ragazzo seduto vicino ad una
      delle porte la guardò per un istante e poi, prendendo lo zaino, le disse:
      «Prego, signora» facendole cenno, con la testa di sedersi.

      «Ma  no,  no»  rispose  la  signora,  scuotendo  il  capo  «certe  attenzioni  lasciamole  per  i
      vecchi. Ti sembro vecchia io? Ce la faccio benissimo».
      Il ragazzo alzò le spalle e la lasciò fare. Qualche minuto dopo, l’autista del pullman prese in
      pieno una buca della strada, e la famosa signora ondeggiò pericolosamente.
      «Ma è proprio sicura…» tentò nuovamente il ragazzo, ormai evidentemente convinto che la

      storia non sarebbe andata a finire bene.
      «Stai pure comodo» ripeté imperterrita la signora, «non ci sono problemi, secondo te non so
      neanche stare in piedi in un autobus?».
      Temendo di creare una rivolta, il ragazzo si mise tranquillo e non aggiunse altro. Nel giro di
      due  minuti,  l’autista  non  vide  abbastanza  velocemente  una  ragazza  che  gli  faceva  cenno  di
      fermarsi per farla salire, quindi frenò di colpo. Le carote, gli asparagi e le cipolle che la

      signora  aveva  comperato  al  mercato  rotolarono  per  tutto  il  pullman,  insieme  alla
      stampella e alle scarpe della sventurata.
      Nei  paragrafi  e  nei  capitoli  precedenti  abbiamo  parlato  spesso  di  autostima  (beh,  è
      l’argomento  del  libro…  quindi  immagino  te  lo  aspettassi),  del  valore  e  della  stima  che
      riteniamo  di  meritare,  e  come  quest’immagine  che  abbiamo  costruito  rispetto  a  noi  stessi

      (come persone degne di amore, o persone inferiori agli altri, o persone non in grado di essere
      all’altezza delle aspettative altrui) dipenda, in buona parte, dal nostro rapporto con le altre
      persone e dai giudizi che ci sono stati fatti.
      Questo,  però,  indica  semplicemente  come  il  cervello  umano  funziona  e  che,  se  vogliamo,
      possiamo scegliere di farlo funzionare in modo diverso. Ma non vuol dire assolutamente che
      le persone che vivono insieme a noi, che incontriamo o che amiamo siano poco importanti,

      siano un ostacolo alla nostra felicità o un peso per le nostre vita. In modo particolare, non
      significa  neanche  che  farsi  aiutare  da  altre  persone,  soprattutto  quando  queste  sono
      mosse da buone intenzioni, svaluti le nostre capacità o la nostra intelligenza.
      Accettare i propri limiti non è facile, soprattutto se siamo convinti che i nostri limiti svalutino
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