Page 93 - Il grande dizionario della metamedicina
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In un bambino:
Il bambino prova forse rabbia nel sentirsi continuamente spinto dai genitori a mangiare: «Smetti di giocare,
mangia, mangia…» gli si dice.
Il bambino prova forse rabbia per il fatto di non potersi esprimere?
In un adulto:
Sono arrabbiato perché non mi si lascia tempo a sufficienza per mangiare o per esprimermi?
In una persona anziana che ha difficoltà ad alimentarsi:
Sono arrabbiato perché cercano più di rimpinzarmi che di farmi mangiare?
EPILESSIA:caratterizzata da convulsioni o da alterazioni temporanee di una o più funzioni cerebrali. Le crisi epilettiche
sono classificate in due grandi categorie: quelle generalizzate, che provocano la perdita di coscienza e coinvolgono
tutto il corpo, e quelle parziali (l’epilessia temporale, per esempio) che invece non alterano la coscienza.
L’epilessia è anche conosciuta sotto i nomi di «grande male» e «piccolo male».
→ Il grande male: in questa manifestazione della crisi epilettica la persona grida, perde conoscenza, il corpo
dapprima si irrigidisce, poi cade in preda a convulsioni incontrollabili. La respirazione all’inizio si blocca, poi è
irregolare. Passata la crisi, i muscoli si distendono e la persona può perdere il controllo della vescica e degli
intestini, essere confusa e disorientata. Può avere mal di testa e voglia di dormire. Qualche ora dopo potrebbe non
avere più alcun ricordo di quanto successo. Se la crisi invece si prolunga, può essere fatale.
Il grande male è legato a una grande paura che non si riesce a gestire. Questa intensa emozione crea un
«iperstress», l’equivalente di una sovratensione. Per non morire (poiché è questo che può accadere) il cervello
toglie la corrente causando la perdita di coscienza. Le convulsioni sono l’allentamento muscolare da questo stress
eccessivo o dalla sovratensione cerebrale. Bisogna quindi cercare l’origine della tensione. Nella maggior parte dei
casi la si ritrova in una situazione vissuta in modo drammatico, come essere scampati a un annegamento, a un
incendio o a un incidente dove ci sono stati dei morti, o per aver vissuto una guerra. È per questo che si avvertono le
persone operate o che hanno subito incidenti con gravi traumi cerebrali del rischio di epilessia. Può trarre le sue
origini anche dall’infanzia.
→ Il grande male nel bambino: può essere causato da visioni notturne che il bambino non riesce a spiegarsi e che
lo angosciano (vedi Sonno) o da conflitti tra i suoi genitori che provocano in lui il terrore di perderli.
Un bambino vede i suoi genitori litigare, la madre piangere mentre il padre esce di casa sbattendo la porta. Ha
paura, è incapace di riportare indietro il suo papà e di consolare la mamma: tutto questo gli provoca un’enorme
angoscia. Vorrebbe fare qualcosa per aiutare i genitori, ma allo stesso tempo se ne sente incapace. In seguito, ogni
volta che si troverà sopraffatto dalla paura e dall’incapacità di agire avrà una crisi epilettica. Questa gli permetterà
di liberarsi dall’eccesso di stress.
Ho vissuto una situazione in cui mi sono sentito travolto dalle emozioni e nello stesso tempo bloccato nell’agire?
→ Il piccolo male o l’assenza: comporta una perdita di coscienza che dura una trentina di secondi, priva di
movimenti anormali. Può anche passare inosservata, la persona può sembrare semplicemente assente, presa da una
fantasia o disattenta. Questo tipo di epilessia riguarda soprattutto i bambini. Può dipendere dalla difficoltà di
accettare la propria incarnazione: l’anima del bambino si dibatte tra il desiderio di incarnarsi e il suo contrario, ciò
che spiega le «assenze» che sarebbero l’equivalente di un autismo occasionale.
Mi è capitato di conoscere una bambina con questo problema. Alla mia richiesta di fare un disegno della sua
famiglia si era ritratta, diversamente da come aveva raffigurato i suoi genitori, senza i piedi. Dopo aver lavorato un
po’ con lei, le chiesi nuovamente di farmi un disegno. Questa volta si disegnò assieme al suo angelo che la aiutava in
questa incarnazione. In questo disegno si era ritratta con i piedi. Avrebbe accettato di scendere in questa vita? Dopo
questo lavoro terapeutico, le crisi diminuirono senza però sparire del tutto.
Esitavo tra la crisi isterica e il bisogno di attenzioni che la bambina cercava attraverso le sue crisi. Proposi ai
genitori di non offrirle maggiori attenzioni durante questi episodi, ma piuttosto quando era allegra e ben presente.
Continuai comunque a interessarmi di lei e scoprii un altro aspetto del problema: era figlia unica e i suoi genitori
avevano molti problemi che rendevano loro la vita difficile.
Fu allora che compresi che la bambina aveva paura di diventare adolescente e poi adulta. A dieci anni era sulla
soglia dell’adolescenza e si trovava confrontata con un’ambivalenza che il suo cervello non poteva reggere, che si
poteva riassumere in questo: «Non voglio crescere, ma il mio corpo mi fa diventare grande. Voglio impedire al mio
corpo di crescere». Il cervello riceve degli ordini ingestibili (tu mi fai crescere ma io non voglio crescere) che lo
mandano in corto circuito, e da qui l’assenza o la perdita di coscienza.
Un’amica psicologa mi aveva fatto un esempio di doppi messaggi che il cervello non sa come trattare mandandolo in
corto circuito: una donna regala due cravatte al marito, una blu e una rossa. Per farle piacere lui porta quella blu. La
moglie allora gli chiede: «Non ti piace il rosso?» Per un momento l’uomo non sa cosa rispondere, e questo è quello