Page 95 - Agopuntura dalla A alla Z
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P COME PHOTON-AGOPUNTURA
S i tratta di una nuova tecnica di stimolazione, messa a punto dal prof. Carlos Nogueira,
caposcuola d'agopuntura della Spagna e dei paesi di lingua spagnola; infatti, al termine di
una seduta effettuata con i comuni aghi di agopuntura, si selezionano dei punti su cui vengono
posizionati dei bottoncini di Photon (ceramica giapponese al platino derivata dalle protezioni
delle capsule e tute spaziali degli astronauti) tenuti in sede da appositi cerotti che stimolano
sino alla seduta successiva.
Il Photon Platino ha componenti piccole e sottili tra i 4 ed i 14 micron, avvolte in fibre
polimeriche, "antenne" che esposte alla luce del sole o, semplicemente indossate, vengono
percorse da elettroni ed irradiano ad una frequenza che dà luogo ad una lunghezza d'onda pari
a circa la metà del diametro di tutte le cellule del nostro corpo, determinando un effetto di
risonanza. L'inquinamento chimico determina la formazione di aggregati molecolari (clusters)
che rendono difficoltoso da parte delle cellule il processo di assunzione di alimenti e ossigeno
ed espulsione delle scorie attraverso il bistrato lipidico che costituisce la membrana cellulare.
Il Photon, inducendo una vibrazione, migliora la funzione di scambio, liberando la superficie e
sciogliendo le macromolecole. Questa azione viene potenziata da sedute in apposite capsule,
scaldando e reidratando il paziente con acqua alcalinizzata con Photon.
Aumenta la concentrazione del calcio sulla membrana e nel citoplasma cellulare, produce
una marcata diminuzione della perossidazione degli acidi grassi, ostacolando l'ateromatosi.
Aumenta la temperatura corporea, migliora il flusso sanguigno alle estremità. Favorisce il
rapido smaltimento dell'acido lattico. Migliora gli scambi cellulari. Adiuva il trattamento
delle patologie osteoarticolari e asmatiche infantili.
Gli studi sull'efficacia del Photon Platino sono stati confermati dalle Università di
Granada e San Giacomo di Compostella. Uno studio in doppio cieco su 24 ciclisti, compreso
il gruppo di controllo, ha mostrato differenze significative nella metabolizzazione dell'acido
lattico.