Page 1363 - Shakespeare - Vol. 3
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sia responsabile del vostro richiamo
in patria, non datene la colpa a me.
Se è perso per voi, lo è anche per me.
OTELLO
Se il cielo avesse voluto affliggermi
per mettermi alla prova, facendomi piovere
sul capo nudo piaghe e vergogne d’ogni tipo,
immergendomi fino al collo nella miseria,
mettendo sotto chiave me e le mie speranze,
in qualche angolo del cuore avrei trovato
un’ombra di pazienza. Ma ahimè, rendermi
il numero fisso 194 su cui l’ora del ludibrio
appunta la lenta, inesorabile lancetta... oh, oh.
Pure anche questo avrei saputo sopportarlo:
ma essere strappato da quel luogo
dove avevo riposto il tesoro del mio cuore,
dove posso soltanto vivere o morire,
la fonte da cui sgorga la mia linfa
che altrimenti inaridisce... o vederla ridursi
a una cisterna dove s’accoppiano e proliferano
luridi rospi! 195 Lì cambia il tuo colore;
pazienza, giovane cherubino dalle labbra rosa,
qui assumo il truce aspetto dell’inferno! 196
DESDEMONA
Spero che il mio signore mi reputi onesta.
OTELLO
Oh, sì: come le mosche estive nei macelli,
che prolificano a sciami dalle uova. 197
O nera gramigna, leggiadra a vedersi,
profumata da far dolere i sensi,
se tu non fossi mai nata!
DESDEMONA
Ahimè,
quale peccato, ignara, ho commesso?