Page 1448 - Shakespeare - Vol. 2
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della ronda. E lo smascheramento dei cattivi ha inizio per lo spettatore della commedia ancor prima
che il loro complotto provochi i suoi danni; è l’ironia degli eventi nella commedia degli errori che è la
vita.
21 III, iv Mentre, come si è visto, il dramma si prepara a esplodere e addirittura la sua falsa causa è
stata smascherata, continua ignaro l’idillio tra le donne. I motivi delle due coppie s’intrecciano in
questa scena in cui Ero si prepara alle nozze e Beatrice appare, mutata anch’essa, dopo la “cura”:
sicché la scena fa da pendant a III, ii.
22 III, iv, 48-49 Terza e più rovinosa caduta del somaro di chi deve tradurre. Tutto il giocar di parole
tra Beatrice e Margherita, basato sulla lettera h che inizia tante parole inglesi, e su vari modi di dire,
non si può tradurre. Si è rimediato alla men peggio.
23 III, v Seconda scena dei clowns. Continua il gioco del Caso; solo per la sprovvedutezza delle guardie
e per la fretta di Leonato non si scopre il complotto di Don Juan in tempo per evitare il dramma. E
questo accentua l’ironia del punto di vista, che è tecnica comune ai due cosiddetti «generi» o
«sottogeneri» teatrali.
24 IV, i È la prima delle due scene − l’altra è la V, i − nelle quali la commedia assume toni decisamente
drammatici, qui con il ripudio di Ero in chiesa e la fin troppo credula reazione violenta e dolorosa di
Leonato. Si noti che ai vv. 91-93 l’errore di Don Pedro sconfina addirittura nella menzogna e nella
mitomania. Ma subito dopo, con l’intervento del frate che è psicologo sopraffino − e tutta la
situazione è quasi una parodia del motivo tragico della finta morte nel Romeo e Giulietta, e ha nessi
con la finta morte di Ermione nel Racconto d’inverno − si avvia la riscossa dei buoni, e la scena si
conclude sul tono drammatico-sentimentale del vivace dialogo fra Benedetto e Beatrice.
25 IV, ii La riscossa dei buoni continua sul registro comico con l’interrogatorio dei fermati da parte degli
alguaciles buffoneschi, e la scena si conclude col dolore ridicolo-pietoso del commissario Sanguinello
che è stato chiamato somaro. Soprattutto in quest’ultimo episodio la figura di Dogberry è un
esempio di quella gamma del comico che è insieme derisoria e simpatetica, bonaria e quasi
positivizzante.
26 V, i La scena segna il momento che gli antichi chiamavano della anagnorisis o riconoscimento o
scioglimento: tutti i grovigli dei vari intrecci si risolvono o incominciano a risolversi, seppur lasciando
qualche cicatrice sulla carne dei mortali coinvolti. Dopo l’episodio della lite per strada, drammatica per
gli esasperati vecchi Leonato e Antonio, comica o quasi per i loro avversari Don Pedro e Claudio, e la
sfida lanciata da Benedetto e anch’essa accolta comicamente dai due, irrompono per l’ultima volta i
buffoni portatori di verità, si smaschera il complotto e Leonato avanza a Claudio la proposta di
emendarsi sposando la sua pretesa nipote; dissimulazione, quest’ultima volta, usata a buon fine.
Nella scena che segue, Benedetto e Beatrice giostrano ancora d’arguzia ma con una dolcezza
nuova.
27 V, iii Scena cimiteriale assai delicata; il passaggio da una notte di lutto e di simbolica espiazione al
mattino con le sue feconde promesse è l’ultimo turning point atmosferico della commedia. Dopo
l’epitaffio luttuoso e il canto penitenziale, la luce mattutina è preludio all’allegro esodo. Il conflitto tra
ombra e luce che è uno dei leit-motiven dell’opera si risolve nei bei versi di Don Pedro (25-27), e
nella scena successiva (V, iv, 92-94) è sulla luce del giorno che giurano Benedetto e Beatrice, come
su un nume tutelare.
28 V, iv La luce di un bel mattino splende sulla scena finale di riconciliazione, piena di promesse di
armonia e di fecondità, ma anche di ironia nella «miracolosa» riapparizione di Ero, nell’ultimo facile
voltafaccia di Claudio, negli accenni scherzosi di Benedetto ai rischi della vita matrimoniale. Si
riasserisce un’armonia e una coerenza, ma esse − per adattare al nostro caso le parole di uno
studioso del dramma greco, Adrian Poole − non cancellano le differenze e le disarmonie che il
dramma ha aperto: anche le ferite aperte in una commedia non si risanano e rimarginano mai
completamente. Restano, finite le risa e i sorrisi, le cicatrici e la paura di future emorragie. Il tema