Page 322 - Nietzsche - L'apolide dell'esistenza
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IN MANICOMIO










                      Dal pomeriggio del 3 gennaio 1889 cominciò a partire
                   dalla  Posta  centrale  di  Torino  una  raffica  di  biglietti
                   diretti  agli  amici  e  ai  conoscenti  di  Nietzsche:  a  Peter
                   Gast, a Franz Overbeck, a Burckhardt, a Malwida von
                   Meysenbug,  a  Meta  von  Salis,  a  Erwin  Rohde,  a  Paul
                   Deussen,  a  Carl  Fuchs,  a  Reinhard  von  Seydlitz,  a
                   Georg Brandes, a Carl Spitteler, ad August Strindberg,
                   a Hans von Bülow, a Cosima Wagner, a Emily Fynn, ma
                   anche  a  personaggi  pubblici  di  altissimo  livello,  il  re
                   Umberto,  Crispi,  l’imperatore  Guglielmo,  Bismarck,  il
                   cardinale  Mariani,  segretario  di  Stato  del  Vaticano  e,
                   forse, anche il Papa. Sono i “biglietti della follia”, così
                   detti perché il contenuto è “ictu oculi” delirante, sono
                   quasi tutti firmati Dioniso o Il crocifisso, hanno una calli-
                   grafia  inconfondibile,  diversa  da  quella  abituale  anche
                   dei giorni che precedono immediatamente il 3 gennaio.
                   Era da un anno che Nietzsche scriveva in modo impos-
                   sibile,  facendo  delle  abbreviazioni  tutte  sue,  saltando
                   lettere e intere sillabe, usando per lo più solo le conso-
                   nanti,  con  una  grafia  sempre  più  nervosa,  ma  ancora
                   abbastanza  chiara,  mentre  nei  “biglietti  della  follia”  la
                   scrittura è larga, le lettere sono grandi, enormi, e nell’in-
                   sieme si ha l’impressione di una grande sgangheratezza.
                      Dopo  aver  abbracciato  il  cavallo  ed  essere  caduto  a
                   terra  esanime  Nietzsche  era  stato  circondato  da  una
                   piccola folla, la solita folla, curiosa e crudele, ghiotta di




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