Page 9 - Keplero. Una biografia scientifica
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Prefazione
Ho trascorso qualche anno, a partire dal 1994, nell’Università di
Padova. Mi avevano chiamato su una nuova cattedra per
insegnare storia della scienza, ed ebbi le giuste occasioni per
conoscere, soprattutto nella facoltà di Scienze, studiosi di valore.
Poi, un bel giorno, fui incaricato di seguire, come correlatore,
una laureata in fisica che a Padova s’era appena incamminata
sulla via del dottorato con una tesi sui fondamenti della fisica. In
quel periodo avevo buoni rapporti professionali e amicali con
un gruppetto di persone assai più giovani di me: avevamo in
comune una forma insolita di passione per le fonti primarie e
per gli strumenti scientifici del passato. Detto in prosa, ci
piaceva leggere i testi originali di un Galilei o di un Maxwell o di
un Darwin, e ci piaceva metter le mani su vecchi dispositivi di
laboratorio: in entrambi i casi pensavamo di esplorare pezzi di
passato che custodivano le radici del sapere odierno. E
pensavamo anche che quell’esplorazione di fonti primarie
(scritte e materiali) fosse più produttiva – e di certo più
divertente – di quella che si limita alla lettura e all’erudito
commento di ciò che altri hanno già scritto dopo aver faticato su
quelle fonti.
In quell’ambiente un poco artigianale – dove le discussioni
più vivaci avvenivano di fronte a una pizza o una bistecca in
qualche locale situato nei pressi della facoltà – entrò la
dottoranda di cui sopra. Ci mettemmo poco a scoprire che, oltre