Page 8 - Galileo Galilei - Sidereus nuncius ovvero Avviso Sidereo.
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solare che rimbalza sulla superficie terrestre. La Luna ha un “chiaro di Terra”

               per  la  stessa  ragione  per  cui  noi  abbiamo  il  “chiaro  di  Luna”,  ma  la  luce
               riflessa dalla Terra e che colpisce la Luna è più potente, dato che la Terra è
               quattro  volte  più  grande  della  Luna.  La  quinta  scoperta  fu  ancora  più
               spettacolare, poiché Galileo fu il primo uomo fin dagli albori dell’antichità a
               scoprire non uno ma ben quattro nuovi corpi celesti attorno a Giove. Fu una
               sorpresa  sensazionale  perché  non  era  stata  messa  in  preventivo.  Galileo  si
               affrettò a chiamarli con il nome dei Medici, la famiglia regnante in Toscana,

               la  regione  dove  era  nato  e  dove  sperava  di  ritornare  presto.  Sesto,  Galileo
               osservò che Venere aveva delle fasi un po’ come la Luna. Questo dimostrava
               che Venere ruotava attorno al Sole poiché, altrimenti, le fasi non si sarebbero
               potute  vedere  dalla  Terra.  Settimo,  anche  il  Sole  rivelò  i  suoi  segreti
               mostrandosi coperto di macchie. L’ottava e l’unica scoperta celeste davvero
               discutibile  fu  quella  che  Galileo  chiamò  le  “orecchie  di  Saturno”,  perché

               riteneva che fossero le parti visibili di due satelliti in orbita attorno ad esso. Il
               problema era che le “orecchie” cambiavano forma e scomparivano a intervalli
               irregolari. Galileo era perplesso e lo confessò. Oggi sappiamo che quello che
               aveva visto erano gli “anelli di Saturno”, che talvolta si vedono di scorcio,
               quando sono difficili da individuare, e talaltra dirimpetto. Ma ci voleva un
               buon telescopio, più potente di quello di Galileo, cosa che fu ottenuta soltanto
               da Christiaan Huygens molti anni più tardi.


                  Il  nostro  compito  è  stato  reso  più  facile  grazie  alla  disponibilità  di

               traduzioni  italiane  precedenti,  prima  fra  tutte  quella  magistrale  di  Maria
               Timpanaro  Cardini.  Sentiamo  un  debito  particolare  nei  confronti
               dell’edizione  italiana  di  Andrea  Battistini  e  di  quella  francese  di  Isabelle
               Pantin,  per  i  commenti  approfonditi  e  lo  studio  meticoloso  del  testo
               galileiano,  come  pure  delle  edizioni  in  lingua  inglese  di  Stillman  Drake  e

               Albert Van Helden, in special modo per i temi scientifici trattati. Il nostro
               grande debito nei confronti di altri numerosi studiosi sarà reso evidente dalle
               note. Ci piacerebbe sottolineare il contributo di Horst Bredekamp, che nel suo
                                                          1
               libro di rottura Galilei der Künstler  analizza i disegni preparatori della Luna
               realizzati da Galileo e recentemente ritrovati. Rin gra ziamo Richard Lan e
               Seyla Martayan, che ci hanno gentilmente concesso di pubblicarne due sul

               fronte e il retro della copertina. Sia mo profondamente grati ai nostri amici
               veneziani,  Francesco  Rizzoli,  Gino  Seguso  e  Romano  Zen,  per  il  loro
               insostituibile aiuto nel capire come Galileo costruì il suo strumento e fino a
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