Dionisio e l'apparizione della Madonna
Nel
1040,
tra
i
soldati
normanni
venuti
in
Sicilia
per
liberarla
dal
dominio
dei
Saraceni
c'era
un
prestante
ligure
di
nome Dionisio, che si distinse per il valore dimostrato in numerosi scontri.
Vinti
i
Saraceni,
Dionisio,
non
volendo
più
seguire
i
Normanni,
si
diede
al
banditismo
eleggendo
a
proprio
rifugio
una caverna dell'Etna presso una verde valle.
Una
delle
tante
vittime
degli
assalti
di
Dionisio
fu
il
catanese
Egidio
che
sotto
la
minaccia
del
pugnale
invocò
l'aiuto
della
Madonna
di
cui
era
particolarmente
devoto.
Subito
un
terremoto
sconvolse
la
terra,
una
luce
fortissima
squarciò le tenebre della notte ed una voce chiamò tre volte Dionisio.
Alle
domande
dell'attonito
brigante
la
Madonna
rispondendo
palesava
il
suo
intervento
in
soccorso
del
suo
fedele
Egidio.
Mentre
Dionisio
annichilito
in
ginocchio
chiedeva
perdono,
la
Madonna
gli
si
mostrò
splendente
tra
schiere
di
angeli
e
lo
invitò
a
condurre
vita
eremitica,
ad
informare
il
clero
e
a
costruirle
una
chiesa
in
quel
punto
della
valle
in
cui
una
schiera
di
gru
avrebbe
formato
una
corona.
L'acqua
per
la
costruzione
sarebbe
stata
trovata
in
quella
stessa
caverna
dove
aveva
commesso
tanti
delitti.
Andato
ad
Aci,
la
città
più
vicina,
Dionisio
espose
al
clero
l'accaduto
e
subito
una
solenne
processione
si
diresse
"ad
virentem
vallem"
distante
circa
tre
miglia.
Qui,
improvvisamente
una
schiera
di
gru
formò
una
corona
ad
indicare
il
luogo
preciso
dove
costruire
la
chiesa,
mentre
una
fonte
d'acqua
rinvenuta
con
un
piccolo
scavo
nella caverna permetteva d'iniziare prontamente la costruzione.
L'anno
dopo,
Dionisio,
mentre
si
trovava
all'interno
del
tempio
già
finito,
ebbe
una
nuova
visione
della
Vergine
coronata
di
diadema
e
con
in
grembo
il
Figlio:
era
la
notte
del
sabato
che
precedeva
l'ultima
domenica
di
agosto.
L'indomani
sul
pilastro
presso
cui
si
era
verificata
la
visione
veniva
scoperta
un'immagine
della
Madonna
che
sembrava pittura greca.
Il
tempio
originario
fu
ampliato
e
dotato
cospicuamente
da
Federico
III
d'Aragona
che
lo
venne
a
visitare
insieme
col
figlio
Giovanni,
duca
di
Randazzo.
In
tale
circostanza
il
tempio
"magnifice
auctum"
venne
consacrato
da
tre
vescovi
(e
le
croci
della
consacrazione
era
ancora
possibile
vederle)
e
messo
a
capo
di
tutte
le
chiese
di
Aci
e
di
altre,
quali quelle di S. Giovanni ad nemus, S.Maria della Scala, S.Luciano.
Mirabile
fu
ciò
che
avvenne
in
occasione
dell'ampliamento
del
tempio.
Trovandosi
i
mastri
d'opera
nella
necessità
di
spostare
la
parete
con
il
simulacro
della
Madonna
e
temendo
che
l'operazione
potesse
danneggiare
la
pittura,
ne
fecero
fare
tre
copie
che
però
la
mattina
seguente
si
trovarono
cancellate.
Verificatosi
più
volte
tale
evento,
si
volle
comunque
con
macchinari
rimuovere
la
parete,
ma
ciò
non
fu
in
alcun
modo
possibile,
finché
la
Madonna
stessa,
comparsa
al
pastore Damiano, gli annunziò che era venuto il tempo di spostare la parete senza alcun danno del dipinto.
Damiano
allora
avvertì
subito
i
mastri
d'opera,
ma
non
vi
fu
bisogno
del
loro
intervento
con
argani
e
funi
perché
la
parete
di
sinistra
si
sollevò
da
sé
collocandosi
nella
parte
destra
del
tempio
(sinistra
rispetto
a
chi
entra),
dove
venne eretto un altare riccamente decorato di marmi.