Page 7 - Io vi accuso
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centro di solidarietà né lo debbano essere è lapalissiano ma non accetto che

          in mezzo a una burrasca sempre più potente i loro bilanci siano messi in
          salvo dalla politica o da doping contabili a scapito di clienti in buona fede.
              Le rapine attuate dai bankster sono una violenza silenziosa di cui la gran

          parte  della  stampa  non  vuole  e  non  può  occuparsi.  Non  vuole  perché  i
          crimini  dei  colletti  bianchi  non  hanno  la  stessa  eco  sociale  della
          microcriminalità,  sebbene  il  danno  sia  di  gran  lunga  superiore.  Non  può
          perché:  1)  nei  consigli  di  amministrazione  dei  giornali  siedono
          rappresentanti del mondo finanziario; 2) le banche sono tra i più generosi

          acquirenti di spazi pubblicitari e l’unico cliente sicuro durante i momenti di
          crisi.
              La verità, dicevamo. La conoscenza. L’informazione. Non c’è niente che

          fa più schiavo della disinformazione. Chiarelettere è impegnata da tempo a
          raccogliere le testimonianze e le denunce di chi sta sfidando il potere della
          finanza distruttiva, della finanza padrona, e lo fa fornendo nomi e cognomi.
          Imperatore,  da  ex  uomo  di  banca,  anche  con  questo  libro  disegna  una
          mappa  per  arrivare  al  tesoro  delle  informazioni,  per  difendere  i  propri

          piccoli tesoretti dalla voracità di proposte subdole e far valere così i propri
          diritti.
              Le banche stanno avendo paura di questa nuova «coscienza di classe».

          Sanno che non tutto è loro permesso e che i giudici a  Berlino, per citare
          Bertolt Brecht, non sono per fortuna impossibili da trovare. Certo, bisogna
          conoscere.  Ecco  perché  è  importante  non  fermarsi  davanti  alla  paura  di
          clausole scritte in piccolo. Alcune di queste possono polverizzarsi di fronte
          al diritto. In questo la «classe» diventa fondamentale: da soli la missione si

          fa più eroica, certo, ma anche più onerosa. Gli istituti di credito (concetto –
          quello  del  credito  –  su  cui  si  dovrebbero  prendere  nuove  misure)  hanno
          pesanti  responsabilità  sulla  tenuta  delle  famiglie  italiane  e  sulla  loro

          proiezione in quel mondo lavorativo costituito dalle piccole e piccolissime
          imprese.  Hanno  pesanti  responsabilità  sullo  snervamento  della  classe
          media, che si è tenuta in piedi grazie a un rapporto sano con le banche che
          oggi è venuto a mancare.
              Ogni tanto sento dire dai banchieri che non possono reggere un sistema

          di imprese in crisi perché il loro compito non è quello di fare beneficenza.
          Già, però quella che arriva dall’Europa va bene. E va bene anche quando un
          sistema  di  relazioni  salva  banche  decotte.  Ci  sono  distretti  che  stanno

          saltando  perché  oltre  alla  concorrenza  dei  mercati  c’è  la  bestialità
          dell’inganno. C’è un potere d’acquisto, invisibile, che diventa strapotere in
          quanto  non  ha  limiti.  Se  non  –  lo  ripeto  fino  alla  nausea  –  quello  della
          conoscenza.
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