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INTRODUZIONE
Per scrivere questo libro abbiamo viaggiato non solo nel tempo e nella storia ma
anche nella mente e nel cuore degli esseri umani. Nella storia perché i nostri racconti
iniziano dal primo gatto vissuto accanto all’uomo, anzi alla prima donna, Lilith,
secondo la leggenda. Oggi, infatti, per molti studiosi le origini della specie felina si
perdono nella notte dei tempi: si ritiene che l’antenato del gatto risalga a cinquanta
milioni di anni fa. Perché se il gatto della preistoria apparteneva al genere miacis, un
mammifero carnivoro vissuto tra il tardo Paleocene e l’Eocene, siamo fra i 55 e i 45
milioni di anni fa: era grande come una martora, aveva il corpo molto lungo e le
zampe corte. Con l’evoluzione della specie, il suo nome divenne hoplophoneus, un
mammifero estinto che aveva caratteristiche simili a quelle di un leopardo. Questo
predatore visse nel tardo Oligocene, 32 milioni di anni fa, in Nordamerica, in
Europa e in Asia e la somiglianza con i grandi felidi odierni deriva soprattutto dal
cranio, corto e dotato di lunghi canini e pochi molari taglienti. Viaggiando invece
nella mente umana, a seguito delle tantissime storie che abbiamo ascoltato e raccolto,
abbiamo invece concluso che le persone si possono dividere in tre categorie:
i gattofobi, coloro che ignorano o, peggio, odiano i gatti;
i gattofili, quelli che rispettano e amano i gatti;
i gattofolli, quelli matti per i gatti, pronti a vere e proprie follie pur di dividere con
loro la vita tra vizi e coccole, in uno scambio di amore costante. Ognuno di noi, a
seconda della sua relazione con i gatti, può essere ascritto a una delle tre categorie
poiché al gatto va riconosciuta una sua specificità: è un animale al quale non si può
restare indifferenti, i felini toccano la psiche umana usando gli artigli o le fusa e
l’uomo nel bene nel male ne resta colpito.