Page 207 - Myricae
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Giovanni Pascoli - Myricae

                                                    ULTIMO SOGNO


                                        Da un immoto fragor di carrïaggi
                                        ferrei, moventi verso l’infinito
                                        tra schiocchi acuti e fremiti selvaggi…
                                        un silenzio improvviso. Ero guarito.
                                        Era spirato il nembo del mio male       5
                                        in un alito. Un muovere di ciglia;
                                        e vidi la mia madre al capezzale:
                                        io la guardava senza meraviglia.
                                        Libero!… inerte sì, forse, quand’io
                                        le mani al petto sciogliere volessi:   10
                                        ma non volevo. Udivasi un fruscio
                                        sottile, assiduo, quasi di cipressi;
                                        quasi d’un fiume che cercasse il mare
                                        inesistente, in un immenso piano:
                                        io ne seguiva il vano sussurrare,      15
                                        sempre lo stesso, sempre più lontano.

                                        Fine



















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