Page 200 - Lezioni di Letteratura Italiana
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E la guerra avvenne. E fra i tanti episodi eroici di essa vi fu quello dei profes-
               sori e studenti dell’ Università di Pisa che combatterono a Curtatone e Montanara
               con grande e mirabile resistenza, che giovò alla vittoria di Goito. Fra i feriti di que-
               sto memorabile scontro fu il nobile e gentile poeta e pensatore Giuseppe Montanel-
               li (professore di diritto a Pisa e pubblicista; fece parte del triumvirato della Costi-
               tuente Toscana nel 1849. -1813 + 1862 N.d.c.) Portato allo spedale di Mantova, si
               affratellò coi Boemi e Croati ivi degenti. Il Luzio, raccoglitore accurato e studioso
               di ricordi storici, pubblicò un’ ode del Montanelli, di cui citerò alcuni versi pel no-
               stro caso:
               Quando alcuno fra voi, qual dolce amico,    Mentre qui ci avventiam, stretti in colonne,
               La man mi prenda, e nella sua la serra,     L’ un contro l’ altro, quai digiune fiere,
               Tacitamente sospirando io dico:      Lassù di nostre sconsolate donne
                           – Oh! Perché siamo in guerra? – S’ abbraccian le preghiere.
                                     Pietà di lor, pietà dei pargoletti,
                                     Pietà dei vecchi, …
               Questa è l’ espressione del sentimento italiano, non prima ma durante la guerra, di
               uno che aveva una ferita aperta, di cui poteva morire.
                     Fu umana, pia e santa la nostra rivoluzione! Quali esempi di tenerezza, oltre
               che di fortezza, diedero i nostri martiri ed eroi! E ai vostri bambini, raccontando ciò,
               nel tempo che date esempi d’ eroismo, datene anche di amore e di pietà.
               Ecco altri esempi della santità della Rivoluzione Italiana. Voi sapete degli orrori del-
               la Rivoluzione Francese: giovinette e bimbi trucidati; le tricoteuses che facevano la
               calza ai piedi della ghigliottina; le giornate di settembre, (dalle quali nacque il voca-
               bolo di Settembristi, dato a quei fanatici massacratori del settembre 1792, che ebbe-
               ro parte nelle stragi dei prigionieri politici: le famose 80 vittime giornaliere! N.d.c.)
               la sorte del Delfino, dato al ciabattino Simon , che morì scrofoloso e smunto e diede
               luogo a una leggenda, che non si vuol più chiamare tale, ma verità, che fosse trafuga-
               to e in suo luogo messo un bambino malato e smunto. A questi orribili esempi, pos-
               siamo opporne infiniti altri di pietà. Mi basti questo: Garibaldi era a Caprera, ritor-
               nato appena dopo l’eroica spedizione dei Mille. Era in visita da lui, C. A. Vecchi che
               ha lasciato scritto un libretto dei più belli sulla vita di Garibaldi (Zanichelli, 1910).
               In questo libro egli racconta: – Una sera giunse un telegramma che annunciava al
               Generale, dalla parte del ministero la caduta di Gaeta. Egli lo lesse, se ne rallegrò, e
               mi fece chiamare perché lo leggessi alla mia volta e lo spedissi al Sindaco della Mad-
               dalena. Venuto a cena, diè con aria giuliva la buona novella ai circostanti «Le conte-
               se civili sono cessate. Cialdini coi nostri è in Gaeta. Ora gli Italiani non si sgozzano
               più». Bevve la sua ciotola di latte. Parlò breve. Non spezzò il sigaro in tavola e an-
               dò sollecito a coricarsi. Egli di gaio che era, ci parve melanconico. Nessuna persona,
               nessun foglio erano venuti di fuori, tranne i carabinieri latori del telegramma gover-
               nativo. Qual cosa poteva adunque funestarlo? Fosse malato e non lo dicesse? Dopo
               molti ragionare, si deliberò ch’ io andassi a trovarlo e indagassi bellamente le cagio-
               ni della sua melanconia. Leggeva il Times. Mi arrestai a capo scoperto sulla spon-
               da del suo lettuccio e attesi. Nel volgere il foglio parve si accorgesse di me, e disse:

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