Page 14 - Pablo Picasso
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particolarmente  facile.  A  causa  di  difficoltà  finanziarie  fu  costretta  a
           trasferirsi  a  La  Coruña,  dove  al  padre  di  Pablo  avevano  offerto

           l’incarico  di  insegnante  di  disegno  e  pittura  presso  una  scuola
           secondaria.
              Da un lato, Malaga, con la sua natura dolce e voluttuosa, “la fulgida

           stella  nel  cielo  dell’Andalusia  mauritana,  Oriente  senza  veleno,
           Occidente senza attività” (García Lorca); dall’altro, La Coruña, vertice

           settentrionale  della  Penisola  Iberica  con  il  suo  tempestoso  Oceano
           Atlantico,  le  sue  piogge  e  le  sue  nebbie  dilaganti.  Queste  due  città
           rappresentano i poli non solo geografici, bensì anche psicologici, della

           Spagna.  Per  Picasso  furono  due  fasi  della  vita:  Malaga,  la  culla;  La
           Coruña, il porto di partenza. Nel 1891 (Pablo aveva dieci anni), quando

           la famiglia Ruiz Picasso si trasferì a La Coruña, in città regnava ancora
           un’atmosfera  per  certi  versi  rurale:  dal  punto  di  vista  artistico,

           l’ambiente  era  assai  più  provinciale  rispetto  a  Malaga,  che  vantava
           invece una sua cerchia di artisti cui il padre di Picasso apparteneva a

           pieno titolo. A La Coruña, però, c’era una scuola di Belle Arti, dove il
           giovane  Pablo  Ruiz  comincia  i  suoi  studi  sistematici  nel  campo  del
           disegno e completa a una velocità prodigiosa (all’età di tredici anni) i

           corsi di Gesso e Disegno dal vero. Ciò che più colpisce nelle sue opere
           di  questo  periodo  non  sono  tanto  la  precisione  fenomenica  e

           l’accuratezza  dell’esecuzione  (requisiti  obbligatori  negli  esercizi
           scolastici  sui  modelli)  quanto  l’elemento  personale  introdotto  dal

           giovane artista in queste materie per il resto sinceramente noioso: un
           trattamento  della  luce  e  delle  ombre  che  trasforma  i  torsi,  le  mani,  i

           piedi  di  gesso  in  immagini  vive  di  perfezione  fisica,  traboccanti  di
           poetico  mistero.  E  non  si  limitava  certo  agli  esercizi  di  disegno  in
           classe: disegnava anche a casa, di continuo, sfruttando ogni soggetto

           che  gli  capitava  a  tiro:  ritratti  di  famiglia,  scene  di  genere,  soggetti
           romantici, animali. In sintonia con i tempi, “pubblicò “i suoi giornali –

           “La Coruña” e “Azul y Blanco” (Blu e bianco) – scrivendoli a mano e
           illustrandoli con vignette.
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