Page 137 - Pablo Picasso
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possibilità  precedentemente  sconosciute.  In  questo  senso,  il  Nudo
           dell’Ermitage guarda al futuro e si erge, come avrebbe notato Zervos,

           quale scaturigine dell’elemento poetico in tutte le successive opere di
           Picasso. Fatto di contraddizioni formali – raffigurazione frontale e di
           profilo  del  torso,  le  due  metà  sinistra  e  destra,  le  masse  illuminate

           controbilanciate da un chiaro contorno lineare del corpo – questo nudo
           mostra  deliberatamente  qualche  tratto  dell’instabile  stile  manierista.

           Nella sua eterodossa anatomia, con le sue articolazioni da insetto, le
           proporzioni  allungate  e  le  membra  assottigliate,  pare  una  voluta
           allusione  alle  spigolose  figure  di  Venere  realizzate  da  Cranach,  alla

           sofisticata  eleganza  delle  raffigurazioni  di  Diana  tramandate  dalla
           Scuola  di  Fontainebleau  o,  ancora,  alle  voluttuose  curve  delle

           Odalische  di  Ingres.  A  chi  lo  criticava  per  la  bruttezza  delle  figure
           femminili  da  lui  dipinte,  Matisse  rispondeva  dicendo  che  lui  aveva

           creato dipinti, non donne. Picasso, invece, nei suoi dipinti crea delle
           donne.  In  questo  caso,  costruisce  sobriamente  una  figura  femminile

           dotata di forme giovanili, di movenze aggraziate eppure spigolose, e dà
           vita  a  questa  sua  creatura  per  mezzo  di  movimenti  energici,  di  una
           perlacea e fredda luce sulla sinistra, che investe la schiena del nudo e

           che si armonizza alla perfezione con le tonalità ocra del corpo.
              Picasso crea una natura maschile tutta diversa nel guazzo intitolato

           Uomo  a  braccia  conserte,  pur  adottando  la  stessa  maniera  pittorica
           dell’inverno 1908-1909. Questa mezza figura per certi versi goffa, ma

           solidamente assemblata, ci parla, più che degli obiettivi formali astratti
           dell’artista,  del  suo  desiderio  di  ottenere  un  carattere  di  per  sé

           espressivo,  di  rivelarne  l’essenza  attraverso  la  concretezza  fisica:  la
           testa  sproporzionata  con  la  fronte  sporgente,  il  collo  poderoso,  le
           braccia conserte, che gli fanno ingobbire le spalle e sottolineano, così,

           l’atletico  e  monolitico  torso.  Eppure,  anche  qui,  agli  albori  di  una
           nuova fase di sviluppo della sua concezione formale, la polarizzazione

           semantica  del  mondo  pittorico  picassiano  del  1908  e  i  significati
           elementari della sua mitologia personale rimangono inalterati.
              A quei tempi, naturalmente, Picasso non sapeva di essere sul punto di

           entrare  nel  nuovo  periodo  cubista.  «Per  renderci  conto  di  aver
           inaugurato il cubismo  avremmo dovuto  sapere che  cos’era. E  invece

           nessuno  sapeva  che  cosa  fosse.»[86]  Sperimentando  la  sua  arte
           dall’interno, in quanto centro e fonte di questa arte, Picasso aveva della

           propria opera una comprensione più completa e meno vaga di quanto
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