Page 106 - Pablo Picasso
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luogo  di  semplici  composizioni  figurative  si  trovano  ovunque
           raffigurazioni di certi episodi, idee per soggetti, ognuna con la propria

           interna  tensione  drammatica.  Si  direbbe  quasi  che  la  nuova  forma  –
           fondata sul ritmo espressivo di linee forti e sinuose, su piani netti, puliti
           e articolati, sull’equilibrio interno dell’intera struttura pittorica, questa

           forma  limpida  e  imponente  –  abbia  generato  nell’immaginazione
           dell’artista  potenti  immagini  senza  identità  e  senza  tempo.  Quel  che

           nelle  opere  del  1907  può  vagamente  apparire  come  un  che  di  pre-
           temporale,  quasi  uno  sfondo  dell’eternità,  diviene  ora,  grazie  alle
           caratteristiche della forma, realtà oggettiva che emerge dalla soluzione

           tematica stessa.
              Il pensiero creativo di Picasso, però, pur emergendo dagli archetipi

           del  pensiero  mitologico  universale,  aveva  da  tempo  abbandonato  il
           terreno della psicologia per addentrarsi nel territorio di idee totalmente

           aliene a ogni narrativismo, a ogni “racconto” poetico con riferimenti
           psicologici.  Profondamente  impegnato  per  tutto  il  1907  a  sviluppare

           una nuova anatomia plastica per la propria opera pittorica, un’anatomia
           fondata  sulla  materialità  della  figura  umana,  Picasso,  per  passaggi
           impercettibili, d’istinto, scopre e poi assimila le differenze psico-fisiche

           di struttura tra i due archetipi del maschile e del femminile: la forma
           squadrata  (simmetria  e  stabilità)  dell’uno  e  la  forma  romboidale

           (potenzialità  plastica  e  goticismo)  dell’altro.  L’elementare  struttura
           morfologica  lo  aiuta  a  cogliere  l’essenziale  verità,  metaforicamente

           espressa, dei fenomeni naturali.
              A  quel  punto,  Picasso  aveva  ormai  scoperto  la  scultura  lignea

           africana al museo etnografico del Palais du Trocadéro e, come molti
           altri artisti, aveva acquistato svariate statue e maschere. Queste, per lui,
           non  erano  semplicemente  opere  dotate  di  un’incredibile  carica

           espressiva,  opere  in  cui  altri  cercavano  la  spiegazione  delle  sue
           innovazioni.  André  Malraux  attribuisce  a  Picasso  la  seguente

           affermazione: «Le loro forme non ebbero su di me più influenza che su
           Matisse o su Derain. Per questi ultimi, però, le maschere erano sculture
           come tante altre. Quando Matisse mi mostrò la sua prima testa africana,

           fece riferimenti all’arte egizia».[65]
              Picasso, invece, le vide subito come oggetti magici caratterizzati da

           un  idioma  artistico  loro  proprio.  E  la  scoperta  dell’arte  africana  lo
           scosse  per  la  corrispondenza  che  aveva  con  il  suo  più  profondo  e

           personale atteggiamento nei confronti della vita e del lavoro creativo.
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