Page 986 - Shakespeare - Vol. 2
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EPILOGO 283 EN
[Recitato da un ballerino]
Prima il mio timore, poi la mia riverenza, in ultimo le mie parole.
Il mio timore è la vostra insoddisfazione; la mia riverenza è il mio dovere; e
le mie parole sono il chiedervi perdono. Se ora vi aspettate un bel discorso,
mi rovinate, perché quello che ho da dire è di mia fattura, e quello che dovrei
dire temo sia la mia disfatta. Ma veniamo al punto, e con ciò al rischio.
Sappiate dunque, e lo sapete benissimo, che di recente mi sono trovato qui
alla fine di un lavoro che non vi è piaciuto, a chiedervi pazienza per esso e a
promettervene uno migliore. Era mia intenzione infatti ripagarvi con questo, il
quale se anch’esso fa fiasco come un’impresa sfortunata, io manco alla
promessa e faccio fallimento, e voi, gentili creditori miei, ci perdete. Qui vi ho
promesso che sarei venuto, e qui affido la mia persona alla vostra generosità.
Fatemi un qualche sconto e io vi pagherò qualcosa e, come la maggior parte
dei debitori, vi farò un’infinità di promesse.
Se la mia lingua non riesce a convincervi di lasciarmi libero, forse mi
comanderete di usare le gambe? Ma questo sarebbe un rimborso ben
leggero, se mi sdebitassi ballando. Tuttavia una coscienza tranquilla farà di
tutto per dare soddisfazione, e così io. Tutte le dame qui presenti mi hanno
perdonato. Se i signori non lo fanno, allora i signori non vanno d’accordo con
le dame, cosa che non si è mai vista in una consimile assemblea.
Un’altra parola, se permettete. Se non siete troppo sazi di carne grassa il
nostro umile autore continuerà la storia, con dentro Sir John, e vi farà
divertire con la bella Caterina di Francia. 284 Paese nel quale, per quel che ne
so, Falstaff sarà ucciso da una sudata, a meno che non sia stato già ucciso
dai vostri giudizi severi, poiché Oldcastle 285 morì martire, e questo qui non è
lui. La mia lingua è stanca. Quando lo saranno anche le mie gambe, vi darò la
buona notte, e perciò mi inginocchio davanti a voi, ma invero onde pregare
per la Regina. 286