Page 329 - Peccato originale
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sul suo blog fece addirittura nomi e cognomi riconducibili alla lobby gay.
Nell’articolo intitolato Il prelato della lobby gay puntò il dito contro il
fedelissimo di Bergoglio, Battista Ricca, potente prelato dello Ior, la banca del
Vaticano, e direttore della residenza di Francesco, Sanctae Marthae, oltre che
di altre residenze ecclesiastiche. Il papa smentì tutto.
12 Le dichiarazioni dell’ex comandante delle guardie svizzere erano arrivate
due settimane dopo un’altra intervista del settimanale «Schweiz am Sonntag»
a una ex guardia che aveva svelato di aver subito molestie sessuali in Vaticano,
sia da parte di un cardinale che aveva il vizio di chiamarlo di notte sul cellulare
per invitarlo nel suo appartamento, sia da un dipendente ecclesiastico della
segreteria di Stato.
13 Nell’intervista Becciu era particolarmente incalzante: «Da ex guardia
svizzera Mäder sa bene che le dicerie, le accuse, per non dire le calunnie vanno
sempre circostanziate e provate. Troppo facile parlare in generale, accusare il
Vaticano di avere qualcosa che non va al suo interno senza fare nomi. Quando
era in servizio, egli aveva dei sospetti? Questi sospetti sono ancora presenti? È
questo che va sostenendo? Benissimo, venga qui e ci dica esattamente a chi si
riferisce. Siamo disposti ad ascoltarlo e a prendere nota. C’è chi ha parlato di
una lobby gay, ma nessuno ancora ha capito dove sarebbe questa lobby. Papa
Francesco per primo vuole chiarezza e verità, e così tutti noi» (Articolo non
firmato: Lobby gay, il papa vuole chiarezza ma basta denunce anonime: chi
sa parli, «la Repubblica», 21 gennaio 2014).
14 Krzysztof Charamsa, La prima pietra. Io, prete gay e la mia ribellione
all’ipocrisia della Chiesa, Rizzoli, Milano 2016.
15 Fabio Marchese Ragona, Complotto della lobby omosex contro le denunce
di Francesco, «Il Giornale», 4 ottobre 2015.
16 Barbara Ciolli, Vaticano, pratiche gay diffuse nella Santa Sede,
Lettera43.it, 21 marzo 2013.
17 Carmelo Abbate, Sex and the Vatican. Viaggio segreto nel Regno dei
Casti, Piemme, Milano 2012.
18 Chi di recente ha voluto invece ridimensionare pubblicamente il potere
attribuito alla lobby gay è stato il prefetto della Casa pontificia, monsignor
Georg Gänswein. L’arcivescovo tedesco, che aiutò Ratzinger alla fine del suo
pontificato a debellare il gruppo omosessuale, in un’intervista televisiva ha
smentito il fatto che questo esistesse ancora e che fosse stato un gruppo di
potere in grado di condizionare nomine e trasferimenti: «Qui viene esagerata
l’importanza di questa lobby gay. È stata data una risposta, una soluzione a
questo problema a suo tempo. Basta. Parlare di potere lo ritengo non
esagerato, ma cento volte esagerato» (Fabio Marchese Ragona, intervista a
monsignor Georg Gänswein, Matrix, Canale 5, 5 aprile 2017). Tutto falso anche
per il monsignor Francesco Camaldo, soprannominato Jessica, già decano dei
cerimonieri pontifici. In un’intervista anonima concessa al quotidiano
«Libero» il 9 febbraio 2014, Jessica, definito «un cerimoniere del papa
accantonato da Francesco», affermò: «Quella della lobby gay è stata tutta una
montatura. Anche i tre cardinali 007 avevano detto che nelle loro carte non
c’era nulla di clamoroso, ma i giornalisti hanno preferito dedicarsi al gossip».
19 Carmela Formicola, Lia Mintrone, Dalla Puglia la storia «Io, prete gay e
sposato ecco i segreti del Vaticano», «La Gazzetta del Mezzogiorno», 13 giugno
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