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SPETTROSCOPIA RAMAN
Questa tecnica, complementare alla tecnica IR, è basata sull'effetto Raman (fig.76): un campione,
irraggiato con luce monocromatica, cioè a λ singola, riemette luce a λ maggiore (energia inferiore)
in quanto parte dell'energia viene assorbita per far vibrare i gruppi funzionali delle molecole
presenti nel campione che in questo modo possono essere rivelati in maniera analoga alla
spettroscopia IR.
A differenza dell'infrarosso, tuttavia, non si misura la luce assorbita ma quella che viene restituita o
diffusa dai gruppi funzionali dopo l'assorbimento. (fig.77)
La risposta è visibile sotto forma di spettro (Fig.78).
La strumentazione necessaria per effettuare una misura Raman è costituita da una sorgente laser a λ
fissa, da un microscopio per focalizzare il raggio laser sul campione e da un sistema di rivelazione
della radiazione Raman emessa dal campione. Dopo l'irraggiamento con il laser, si registra l'energia
luminosa riemessa dal campione sotto forma di spettro, che consente di vedere quali sostanze sono
presenti in base ai segnali rilevati (fig.79).
Si tratta di una tecnica attualmente molto utilizzata nel campo dei beni culturali, grazie al fatto di
essere completamente non distruttiva e di permettere l'esecuzione di misure in situ, cioè
direttamente sul campione senza necessità di asportarne una parte per effettuare la misura in
laboratorio.
Anche in questa tecnica lo spettroscopista esperto sa interpretare lo spettro in termini di gruppi
funzionali, mentre l'utente può riconoscere la sostanza che ha fornito lo spettro in base al confronto
con una banca dati.
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