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LEZIONI  DI  LETTERATURA ITALIANA - ANNO ACCADEMICO 1910-1911



                     L’Inno si svolge fino ad affermare la immortalità di Roma. Eppure Roma fu
               una volta condannata a morire. I Barbari la saccheggiarono, la bruciarono, la deva-
               starono in tutti i modi; e Roma rimaneva ancora. Finalmente un Re Goto la con-
               dannò a morire di languore, a marcire. Comandò ai cittadini di lasciare la città e Ro-
               ma rimase per qualche mese senza abitatori. Il sole, invitato da Orazio a non vedere
               mai nulla di così grande come Roma, sorgeva e tramontava illuminando questa città
               silenziosa e senza vita. Scendevano i lupi antichi a cercare gli antichi covili, nel Pa-
               latino, fra i palazzi dei Cesari. Roma non respirava più e giaceva col suo gran corpo
               disteso sui sette monti. Raffiche, lampi, tuoni, pioggie, regnavano sulla morta. Ven-
               ne la primavera e da questo gran sepolcro cominciò a far germinare i bei fiori quella
               che si chiamava nel nome divino Flora.
                     Roma non può morire! Il Palatino tornò, come una volta, una macchia di
               sterpi. Le antichità, che ora si vedono, non si vedevano più; erano sotterra, soffocate
               dalla marmaglia di erbe e di piante. I ladri vi andavano per esplorare i tesori nasco-
               sti. È una leggenda che si racconta, una delle più significative per Roma. Questi la-
               dri, in un antro sotterra, videro, con meraviglia, un lume. Entrarono, levando i sassi,
               e videro un corpo gigantesco con il capo coperto da un elmo e, sopra, una lampada
               sepolcrale che ardeva e illuminava l’armatura. Si provarono di soffiare nella fiamma
               e di metterla sott’ acqua e di esporla al vento, dice la leggenda; ma la lampada arde-
               va sempre.
                     Dicono che quello fosse il cadavere di Pallante, il protomartire di Roma, con
               termine cristiano; il figlio del fauno, morto prima che Roma nascesse, perché Ro-
               ma sorgesse, che sempre viveva (come simbolo, nella lampada), perché Roma vives-
               se. Rimisero i rubatori, a posto la lampada che luce ancora a veglia del primo mar-
               tire di Roma.
                     Roma è come questo giovane che pur visse tanto tempo avanti noi: dopo
               tanti incendi, rovine, saccheggi e sventure. Roma si fa ancora ammirare dal mondo,
               splendida di giovinezza, coperta di armi a sua difesa, con la spada al fianco, ma reg-
               gendo in mano la lampada, con la quale ha illuminato altra volta la terra.

                                        = Fine del Corso =
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