Page 461 - Oriana Fallaci - Le radici dell'odio. La mia verità sull'Islam
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Un’altra  illusione  fabbricata  dall’ipocrisia,  dalla  furberia,  dalla
          quislingheria o dalla Realpolitik di chi mente sapendo di mentire. L’Islam

          Moderato  non  esiste.  E  non  esiste  perché  non  esiste  qualcosa  che  si
          chiama Islam Buono e Islam Cattivo.
             Esiste l’Islam e basta. E l’Islam è il Corano. Nient’altro che il Corano. E
          il  Corano  è  il Mein  Kampf  di  una  religione  che  ha  sempre  mirato  a
          eliminare  gli  altri.  Una  religione  che  ha  sempre  mirato  a  eliminare  gli

          altri.  Una  religione  che  si  identi ca  con  la  politica,  col  governare.  Che
          non concede una scheggia d’unghia al libero pensiero, alla libera scelta.
          Che vuole sostituire la democrazia con la madre di tutti i totalitarismi: la

          teocrazia. Come ho scritto nel saggio Il nemico che trattiamo da amico, è il
          Corano  non  mia  zia  Carolina  che  ci  chiama  «cani  infedeli»  cioè  esseri
          inferiori poi dice che i cani infedeli puzzano come le scimmie e i cammelli
          e i maiali. È il Corano non mia zia Carolina che umilia le donne e predica
          la  Guerra  Santa,  la  Jihad.  Leggetelo  bene,  quel  «Mein  Kampf»,  e

          qualunque sia la versione ne ricaverete le stesse conclusioni: tutto il male
          che i  gli di Allah compiono contro di noi e contro sé stessi viene da quel
          libro. È scritto in quel libro. E se dire questo signi ca vilipendere l’Islam,

          Signor Giudice del mio Prossimo Processo, si accomodi pure. Mi condanni
          pure ad anni di prigione. In prigione continuerò a dire ciò che dico ora. E
          continuerò a ripetere: «Sveglia, Occidente, sveglia! Ci hanno dichiarato la
          guerra, siamo in guerra! E alla guerra bisogna combattere».
             Visto? Potrei andare avanti per sempre quando sermoneggio di queste

          cose.  Così  la  smetto  e  dico:  caro  David,  caro  Daniel,  caro  Robert,  cari
          compagni d’arme con cui condivido questo premio, cari amici del Center
          for the Study of Popular Culture: davvero noi esercitiamo un dovere molto

          faticoso e molto doloroso. Il dovere di raccontare la verità. E, raccontando
          la  verità,  dar  voce  a  chi  non  ha  voce.  Alla  gente  male  informata  o
          nient’a atto informata. Alla gente che dorme o non pensa con la propria
          testa e che tuttavia, quando viene informata, bene informata, si sveglia e
          pensa con la propria testa (anzi si accorge di pensare ciò che non sapeva

          di pensare ma pensava già). O alla gente che pur pensando non parla per
          inerzia o timidezza o paura.
             Non siamo molti, lo so. Ma esistiamo. Siamo sempre esistiti. E sempre

          esisteremo.
             Sotto  ogni  fascismo,  ogni  nazismo,  ogni  bolscevismo,  ogni  islamismo,
          ogni  maccartismo,  ogni  cancro  del  cervello,  ogni  cancro  dell’anima.  E
          nonostante  gli  insulti,  le  messe  alla  gogna,  le  persecuzioni,  le  be e,  le
          galere,  i  gulag,  le  forche  che  stroncano  il  corpo  non  l’anima.  Ah!  Per

          quanto sia amaro considerarci fuorilegge-eretici- dissidenti in una società
          che a parole si de nisce libera e democratica, noi siamo davvero i nuovi
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