Page 396 - Nietzsche - L'apolide dell'esistenza
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libro sulle ginocchia, ma più d’uno notò che era a ro-
tondo, casca il mondo...».
vescio. ridotto a canticchiare con voce cavernosa: «Giro, giro
Solo la musica aveva ancora il potere di trarre qual- Negli ultimi tempi non solo non scendeva più dal
che palpito da quella mummia. Racconta Ernst Hornef- letto ma non cambiava nemmeno posizione per cui, per
fer, che fu uno dei collaboratori dell’Archivio: «Quando evitargli le piaghe da decubito, bisognava girarlo ogni
gli si diceva: adesso si fa musica, andava immediatamen- due ore. Morì, di polmonite, a mezzogiorno del 25 ago-
te in estasi ed emetteva suoni sgradevoli e disarticolati, sto del 1900.
un gemito cupo, terribile. Ma quando la musica iniziava L’uomo che aveva desiderato spasmodicamente essere
il volto gli si trasfigurava e irraggiava in modo indescri- preso sul serio come filosofo ed era invece sempre stato
vibile. Questa espressione di gioia non era meno terribi- considerato un dilettante e trattato con la più frustrante
le delle espressioni animalesche di prima» 115 . Nell’au- delle censure, il silenzio, che avrebbe tanto voluto avere
tunno del 1899 Peter Gast, che Elisabeth dopo anni di folle di discepoli e ne aveva avuto uno solo, per di più
ostracismo aveva cooptato nell’Archivio perché era il un po’ tonto, che era stato costretto a pubblicare a sue
solo a poter decifrare la scrittura del fratello, suonò per spese, aveva ora esegeti che disputavano su ogni sua
Nietzsche, nel modo più delicato possibile, «Prima che parola, era guardato come un profeta da schiere di ado-
spunti in cielo l’aurora», un’aria tratta dal Matrimonio ratori, aveva milioni di lettori ed era, da tempo, famoso
segreto di Cimarosa che l’amico aveva sempre molto in tutto il mondo. Ma non aveva mai potuto saperlo.
amato. E Nietzsche sollevò le mani, quelle mani di de-
licata fattura, così nobili e belle da aver attratto, un
giorno, persino l’attenzione della sprezzante Lou Sa-
lomé, e che ora erano divenute scheletriche, percorse da 1 J. Möbius, Über das Pathologische bei Nietzsche, Wiesbaden
grosse vene verdi e violacee, e accennò un applauso che 1902.
2 J. Benda, Nietzsche Krankheit, in «Monatschrift für Psychiatrie
appena si udì. und Neurologie», 1926; C. Brinton, Nietzsche, Harper Torchbook
Di solito emetteva un borbottio continuo e indistinto. 1965; W. Lange-Eichbaum, K. Wolfram, Genie, Unsinn und Rhum,
Ma qualche parola la diceva ancora. Se era stimolato Reinhardt Verlag 1961 e, da ultimo, con un’amplissima bibliografia,
dalla sorella con domande secche era in grado di rispon- P.D. Volz, Nietzsche im Labyrinth seiner Krankheit, Königshausen &
dere con un sì o un no. E, sempre sollecitato da Elisa- Naumann 1990.
3
A. Verrecchia, La catastrofe, cit., p. 264.
beth, dava la mano che si abbatteva pesante e inerte sul 4 W. Lange-Eichbaum, K. Wolfram, Genie, cit.
palmo del visitatore di turno. Talvolta, nel borbottio, si 5 C.P. Janz, Vita di Nietzsche, cit., vol. , p. 183.
potevano cogliere parole di senso compiuto, le più fre- 6 7 Ibid.
quenti erano «ulani» e «dragoni» 116 . Gradualmente e 8 Ibid.
Di ognuno di noi si potrebbe probabilmente dire a priori quali
inesorabilmente, come aveva previsto Binswanger, tutti sarebbero i modi della sua follia se impazzisse davvero.
i centri nervosi venivano attaccati e man mano disattiva- 9 C.P. Janz, Vita di Nietzsche, cit., vol. , p. 356.
ti, come in 2001: Odissea nello spazio quando Keir Dul- 10 C. Pozzoli, Nietzsche, cit., p. 385.
11 Ibid., p. 386.
lea, l’astronauta, toglie una dietro l’altra le memorie ad 12 K. Hildebrandt, Gesundheit und Krankheit in Nietzsches Leben
Hal 9000 e il potente e sofisticato elaboratore, progetta- und Werke, cit., p. 111.
to per risolvere le più difficili questioni logiche, viene 13 Ibid., p. 110.
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