Page 6 - Nuovi poemetti
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dei fiori brevi e dell'eterno amore.
III
O primo fiore! o bianca primavera!
Hai gli orli rossi, come li ha l'aurora,
e il sole biondo è nella tua raggiera!
Dore sonava. All'uccellino allora
sovvenne il nido. Alzò, partendo, il canto
che là, negli alti monti ove dimora,
canta alle solitudini soltanto.
IL SOLITARIO
Stette sul botro, stette su lo scoglio,
dritto, sonando il flauto di corteccia:
l'acqua rispose con un suo gorgoglio.
Intese la diana boschereccia
il vecchio bosco, e la vitalba volle
togliersi i bianchi bioccoli alla treccia.
E passò l'acqua e risalì sul colle:
per tutti i poggi il sufolo selvaggio
schiudeva i bocci, apriva le corolle.
Pioppi ed ontani pendere, al passaggio,
facean dai rami ciondoli e nappine;
chiedea l'avorno, s'era giunto maggio.
Mettea, chi fiori non potea, le spine;
mettea le gemme l'albero più brullo:
piovea la quercia, vergognando alfine,
le vecchie foglie a' piedi del fanciullo.
II
E il bel fanciullo nella lieta ascesa
passò, col fresco flauto tra le dita,
presso macèe che furono una chiesa.
Pur v'è qualcosa della scorsa vita,
poiché vi canta all'apparir del nuovo
giorno ed al vespro il passero eremita.
Vi canta ai biacchi, che lì hanno il covo,
ai grilli, alle lucertole che destre
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