Page 46 - Oriana Fallaci - Le radici dell'odio. La mia verità sull'Islam
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Mohammed mussulmano e per lui potrei anche morire per la mia mamma
          no che a voi bianchi piaccia o non piaccia.


             N.B.  Eppure  v’è  qualcosa  su  cui  meditare  in  questo  ignaro  al  quale
          fanno  credere  che  la  lingua  inglese  abbia  solo  quattrocento  anni,  che
          Maometto sia nato prima di Cristo, che Elijah Mohammed vada amato più
          della mamma colpevole d’esser cristiana. V’è qualcosa di commovente, di

          dignitoso, di nobile in questo ragazzo che vuole sapere chi è, chi fu, da
          dove  venne,  e  perché,  e  quali  furono  le  sue  radici  tagliate.  Nel  suo
          fanatismo  v’è  come  una  purezza,  nella  sua  passione  v’è  qualcosa  di

          buono. Vorrei essergli amica. E sono contenta di rivederlo per spiegargli
          che…

             Scrivo questi appunti sull’aereo che mi riporta a New York dove spero
          di  sfuggire  ai  Mussulmani  neri  che  sono  arrabbiati  con  me.  E  quando  i

          Mussulmani neri sono arrabbiati con te l’unica cosa è darsela a gambe al
          più presto e più lontano che puoi.
             Perbacco che corsa. Guardiamo se posso riordinare le idee e raccontare

          cosa è successo. Bè, è successo che ho preso un taxi e sono tornata a casa
          del Campione. A casa del Campione c’era il Consigliere Spirituale, seduto
          sugli scalini. C’era tanto seduto che non mi faceva passare sebbene dicessi
          permesso, permesso. Ma io sono passata lo stesso ed ecco il Campione in
          cucina che mangia un cocomero. Intero. Buon appetito, gli dico. E lui fa

          un  grande  rutto,  continuando  a  mangiare  il  cocomero.  Grazie  d’avermi
          invitata di nuovo, gli dico. E lui fa un altro rutto, sempre continuando a
          mangiare il cocomero. Poi mi ordina: «Solo domande sportive». Bè, io di

          sport non so nulla, nulla ripeto, tuttavia mi raschio la gola ed azzardo:
          «Rinnoverà il contratto con la corporazione di Louisville?». Mi sembrava
          una  buona  domanda,  una  domanda  sportiva,  però  lui  lancia  un  terzo
          rutto e risponde: «E a lei che gliene importa?». Resto male, arrossisco, mi
          raschio la gola, pongo una seconda domanda profondamente sportiva:

             «In  quale  round  conta  di  mettere  Cooper  knock  out?».  Lui  respinge  il
          cocomero di cui è rimasta ormai solo la buccia e ringhia: «Se glielo dico,
          mi paga?». «No» ammetto.

             «Come  no?!?»  «No.»  Bè,  a  questo  punto  non  ricordo  più  nulla.  I
          Mussulmani  neri,  le  urla,  il  mio  microfono  che  vola  da  parete  a  parete
          compongono  un  indistinto  quadro  pop-art  che  mi  lascia  confusa  al  solo
          ripensarci. Posso dire ecco posso dire che i Mussulmani neri erano molti.
          Prima non c’erano ma improvvisamente c’erano ed erano molti ed alcuni

          più  grossi  più  alti  del  Campione  e  del  suo  Consigliere  Spirituale.  Posso
          dire  ecco  posso  dire  che  gridavano  molto.  Uno  gridava  che  per
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