Storia di Federico II
La leggenda di Sant’Agata e Federico II
Sul portale sinistro della cattedrale di Catania, si legge l’acrostico «NOPAQUIE» che significherebbe Noli offendere patriam Agathae quia ultrix iniuriarum est, “Non ti rischiare di offendere la patria di Agata perché lei vendica le ingiustizie”, in riferimento ad una leggenda popolare sui miracoli di Sant’Agata e sul legame con Federico II.
Catania si ribellò a Federico II nel 1232, che decise di distruggerla. I cittadini, prima di morire, chiesero di ascoltare la messa nella cattedrale. Il re accettò e volle partecipare alla celebrazione per il 981° anniversario del martirio di S. Agata. Quando Federico aprì il proprio libro di messa per la funzione, stupefatto vi trovò inserito un cartiglio misterioso, che portava la scritta misteriosa «NOPAQUIE». Subito ne chiese il significato, ma nessuno sapeva darne la risposta. Gli si avvicinò poi un anziano monaco benedettino che lo decodificò. Federico II di fronte al prodigio ritornò sulle proprie decisioni. L’imperatore risparmiò la vita ai cittadini, attribuendo ciò a Sant’Agata. Fece fare ai catanesi ribelli un atto di umiliazione in segno di obbedienza, passando davanti ai militi imperiali sotto il gioco ad una porta stretta, chiamata “Porta di Mezzo”, sull’architrave della quale sarebbero state appese due spade che sfioravano con la punta le teste dei catanesi. Su questa porta, venne edificata un’edicola votiva presente in una delle viuzze che legano le vie Vittorio Emanuele e Garibaldi.
Federico fece poi abbattere soltanto i piani alti degli edifici e costruì castello Ursino, dove è ancora inserito sulla facciata principale un icona marmorea che rappresenta l’aquila sveva che strozza l’agnello catanese. Inoltre cambiò il rango di Catania rendendola città demaniale e ripristinò l’elefante quale simbolo di riconoscimento sugli stendardi, opponendosi alla decisione dei Normanni, che volevano imporre un nuovo simbolo alla città: San Giorgio al posto del liotro. L’Elefante tornò ad essere simbolo civico dopo il 1239. Altri segni della presenza di Federico II si trovano a Catania e risultano legati inestricabilmene alla sua protettrice.
Il portale della Chiesa di S. Agata al Carcere fu voluto dall’imperatore a ricordo della soffocata rivolta della città etnea. Federico, secondo alcune ipotesi, sarebbe stato raffigurato sul portale d’ingresso in forma di autocelebrazione. Alla luce di questa interpretazione, a sinistra si vede una figura maschile seduto su uno scranno raffigurato mentre si accarezza la barba e a destra un gruppo che sembrerebbe rappresentare una figura femminile che offre animali in sacrificio.
Esso presenta simboli e sculture i cui significati sono ancora avvolti dal mistero. Si trovano figure allegorico-grottesche che alluderebbero ai rapporti contrastanti fra Catania e l’imperatore.
Castello Ursino fu importante avamposto fortificato che acquisì visibilità durante i Vespri, quale sede del Parlamento. Oggi è sede del Museo Civico della città.
La leggenda di Sant'Agata