Page 1201 - Shakespeare - Vol. 4
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e perciò infelice, anche se libero. Ma se
tu sapessi che io colgo il respiro della mia padrona,
nell’orecchio il suo discorso, mi beo del suo sguardo − oh, cugino,
quale passione s’impadronirebbe di te!
Entra Palamone come da dietro un cespuglio, in catene; agita il pugno
verso Arcite.
PALAMONE
Cugino traditore,
proveresti su di te la mia passione, se queste insegne
di prigionia non avessi addosso, e in questa mano
tenessi una spada. Per tutti i giuramenti messi insieme,
io e la giustizia del mio amore faremmo di te
un traditor confesso, oh, tu il più perfido
che mai ebbe gentile aspetto, il più vuoto d’onore
che mai portò nobile stemma, il più falso cugino
che mai fu parente di sangue. Tu la chiami tua?
Lo proverò anche in catene, con queste mani,
prive d’armi, che tu menti, e altro non sei
che un ladro in amore, uno scarto di nobiltà
indegno perfino del nome di vassallo. Avessi una spada,
e libero dai ceppi...
ARCITE
Caro cugino Palamone...
PALAMONE
Cugino Arcite, 58 rivolgiti a me con il linguaggio
che hai dimostrato coi fatti.
ARCITE
Non trovando
nel cerchio del mio petto alcuna volgare qualità
che mi faccia simile al blasone che m’attribuite,
eccovi una risposta cortese: è la vostra passione
che così travede, che essendo vostra nemica
non può essere gentile con me. Onore ed onestà