Page 1193 - Shakespeare - Vol. 4
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Scena III         EN


                                          Entra la Figlia del Carceriere sola.



              FIGLIA
               Perché dovrei amare questo signore? È improbabile
               che egli mai s’affezionerà a me; io sono inferiore,

               mio padre il volgare guardiano della sua prigione,
               e lui un principe. Sposarlo, nessuna speranza;
               fargli da concubina, è sciocco. Basta, perciò!
               In che situazioni siamo spinte noi ragazze

               quando arriviamo ai quindici! Prima lo vidi;
               vedendolo, pensai che era un bell’uomo;
               c’è tanto in lui da piacere a una donna −
               se a lui così piacesse concederlo − quanto mai

               questi occhi videro finora. Poi, ne provai pietà,
               e così avrebbe fatto ogni ragazza, sulla mia coscienza,
               che mai sognò, o promise la sua verginità
               a un bel ragazzo. Eppoi l’amai,

               estremamente l’amai, infinitamente l’amai;
               eppure aveva un cugino, anche bello come lui;
               ma nel mio cuore c’era Palamone, e là,
               Signore, che tumulto ci mantiene! Sentirlo

               cantare la sera, che paradiso! Eppure,
               le sue canzoni sono tristi. Che parlasse così bene
               mai vi fu gentiluomo; quando io entro
               a portargli l’acqua la mattina, prima

               inchina il suo nobile corpo, poi mi saluta, così:
               “Bella, gentile fanciulla, buon mattino; la tua dolcezza
               ti procuri un felice marito”. Una volta mi baciò;
               che mi fece amar di più le mie labbra dieci giorni −

               Vorrei che lo facesse ogni mattina! È molto infelice,
               ed io altrettanto a veder la sua pena.
               Che dovrei fare per fargli sapere che l’amo?
               Perché me lo godrei così volentieri. E se mi azzardassi

               a liberarlo? Che dice la legge poi? Ecco qua              53
               per la legge o la famiglia! Lo farò:
               e stanotte, o domani, egli mi amerà.
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