Page 1221 - Shakespeare - Vol. 2
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allegria.
ANTONIO
(a Ero) Be’, nipote, spero che tu farai ciò che ti dice tuo padre.
BEATRICE
Non c’è paura, mia cugina sa il suo dovere, fare la riverenza e dire: “Babbo, a
tuo piacere”. E però, cugina, purché si tratti di un bel ragazzo, e sennò fa’
un’altra riverenza e dici: “Babbo, a mio piacere”.
LEONATO
Nipote, nipote, prima o poi maritata t’ho da vedere.
BEATRICE
Non sinché il Padreterno non farà gli uomini con una materia diversa dal
fango. Non è triste per una donna farsi comandare da un bel pugno di
polvere? O render conto della propria vita a una zolla di viscida creta? No,
caro zio, non mi marito. I figli d’Adamo sono miei fratelli, e per me sposare un
parente è un peccato.
LEONATO
Figlia, ricorda quel che t’ho detto. Se il Principe fa un approccio di quel
genere, sai cosa devi rispondere.
BEATRICE
Dai la colpa alla musica, cugina, se lui fa un passo falso. Se lui dovesse
insistere troppo digli che in tutto c’è misura, e rispondi con un giro di ballo.
Perché credimi, Ero: corteggiamento, matrimonio e pentimento sono come
una giga scozzese, un passo lento e un cinque passi. Il corteggiamento è
caldo e svelto come una giga scozzese, e come quella pieno di fantasia; il
matrimonio è manieroso-impettito come un passo lento, pieno di pompa e
vetustà; e poi viene il pentimento e, con le sue gambe indolenzite, attacca il
cinquepassi e va sempre più svelto, sempre più svelto sino a un passo dalla
tomba.
LEONATO
Nipote, sei tutta pepe figlia mia.