Page 1194 - Shakespeare - Vol. 2
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drammaturgo  con  libertà  aristofanesca  trasforma  in  strambi constables
          inglesi:  Dogberry (Cornus  sanguinea,  corniolo  selvaggio  o  sanguinelle)  e
          Verges  (cioè verjuice,  agresto,  il  succo  acido  di  frutta  immature  usato  in
          medicina e gastronomia, e che ho trasferito nel nome del crescione o agretto,

          erba acidula e asprigna usata nelle insalate). Del resto si sa che molti nomi di
          personaggi in Shakespeare si voltano difficilmente in italiano, come è difficile
          voltare il linguaggio tutto delle commedie, altrettanto o forse più difficile da
          tradurre  di  quello  delle  tragedie,  perché  ambedue  in  effetti  non  hanno

          equivalenti o analoghi nella tradizione teatrale italiana (un poco aiuta, come
          in questa che è commedia di succhi realistici, il Machiavelli comico, e qualche
          anacronistica reminiscenza goldoniana).



          Divisione e trama
          La  divisione  in  atti  e  scene  è,  al  solito,  sforzo  di  dare  al  testo  regolarità

          neoclassica da parte dei suoi curatori, dal Seicento in poi: è artificiosa ma
          sanzionata dall’uso. Diversi sono, come si dirà, i tempi o movimenti interni
          dell’opera. L’azione si svolge in un periodo reale di circa due settimane, ma il

          tempo  scenico  si  distribuisce  in  quattro  giornate.  La  trama  d’insieme  è  la
          seguente:  il  Principe  Don  Pedro  d’Aragona  torna  a  Messina  da  una
          imprecisata  campagna  di  guerra,  in  compagnia  del  fratello  bastardo  Conte
          Don John (Don Juan nella traduzione) con cui si è appena riconciliato, e dei
          due giovani conti Claudio di Firenze e Benedetto da Padova, suoi capitani e

          compagni negli svaghi del tempo libero. Diversamente dai principi che fanno
          da cornice in altre commedie (Teseo nel Sogno, il Duca di Vienna in Misura
          per misura), Don Pedro si renderà corresponsabile nell’errore principale in cui

          s’intorbida  l’azione,  e  di  esso  si  ricrederà  e  pentirà  sia  pure  con  “comica”
          facilità,  rientrando  nel  suo  ruolo  di  apice  della  gerarchia  e  depositario  dei
          valori che reggono il piccolo mondo della commedia. Il gruppo dei giovani è
          ospitato in casa del governatore Leonato, la cui nipote Beatrice riavvia subito
          la sua allegra, ma anche dolceamara e aspra, gara d’arguzie con Benedetto,

          alludendo a dei loro rapporti precedenti che però, come altri spunti nel corso
          dell’azione, sono lasciati nell’ombra. I due giovani, avversi a parole all’amore
          e  al  matrimonio,  sono  legati  in  realtà  da  una  forte  attrazione,  ma  il  loro

          amore  reciproco  ha  bisogno  per  manifestarsi  della  burlesca  operazione
          maieutica intrapresa dagli altri per passatempo e divertimento: e si tratta del
          combinar  matrimoni,  attività  assai  frequente  nel  mondo  “comico”  di
          Shakespeare, ma che qui ricorre a fin di bene a quello strumento, endemico
          nella  realtà  politica  e  nella  cultura  dell’epoca,  della  dissimulazione  e  della
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