Page 1190 - Shakespeare - Vol. 2
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presenza di altri eredi. Ma è incapace di corteggiare la ragazza per conto
proprio, deve farlo fare a una persona più autorevole, della quale comunque,
pavido e sfiduciato, è subito pronto a sospettare. E questa è la prima
notazione sbagliata (wrong noting), che avvia il turbine di chiacchiere e
malignità, di illazioni e falsità dette per sentito dire, che infuria per questa
nuova Commedia degli errori. Caso vuole che questo primo malinteso si
chiarisca prima che faccia del male, diversamente dal secondo e più grave
che sarà chiaro solo ai nostri occhi di fruitori, e tanto più assurdo apparirà il
male che produce. E subito Claudio, insicuro e ignobile anche quando si sente
accettato, si proclama felicemente gonfio dell’attesa dei «rites of love»
(ambigua omofonia coi «rights of love»). Ma alla prima occasione ricade nella
gelosia, in quella paura delle corna che ritornano un po’ troppo
ossessivamente negli scherzi di questi giovani, e si offre alla calunnia e
s’infuria e ripudia l’amata e dimentica il pianto negli scherzi petulanti, finché,
disingannato di nuovo, si riscopre innamorato e pentito al punto (d’onor!) da
accettare le nozze con una sconosciuta, e infine dopo l’agnizione ritrova
sicumera e arroganza. Non è un personaggio sbagliato e inconsistente, è
quello che vuole l’autore, che nella sua volubilità mostra la bestialità della
gioventù con la sua «unicità d’accento» (Bachtin) e la sua inconsapevole
ossimoricità, che solo la libera saggezza drammatica svela: felicità infelice,
allegra tristezza, certezza illusoria, amore come punizione della colpa di non
sapere star soli, egoismo come vocazione e diritto, scherno innocente dei
vecchi, tragica comicità del tutto.
Anche Benedetto conosce poco di ciò che si cela sotto la propria maschera di
«nemico eterno dell’altro sesso». E scarica nell’aggressione verbale, come la
sua «avversaria», il rancore che s’associa all’attrazione dei sessi. La prima
cosa che nota nella sua Beatrice è la corrispondenza alle proprie assai
pratiche esigenze. Ma in lui, al contrario che in Claudio, l’atteggiamento
amoroso ha un che di femmineo, mentre l’amore di Beatrice accentua in lei la
mascolinità: un’acuta notazione di fenomenologia dell’amore. Resta sempre,
sotto la gentilezza di Benedetto e la degnità del suo amore che si rafforza
nella comune difesa di un’innocente, la paura del maschio di perdere il suo
possesso (gli scherzi sulle corna!). La sua ultima battuta di spirito è che le
gioie matrimoniali valgono bene quel rischio: chi non risica non rosica.
Il livello farsesco − sviluppo del tema popolare che in tutti i custodi
dell’ordine vede degli sciocchi − è una riprova di come i subplots siano resi
funzionali al tutto. Il ridicolo della ronda di notte è anzitutto, per dirla con
Platone, l’ignoranza di sé nei deboli. Ma la sua funzione non si esaurisce nel