Catania e Sant'Agata: un binomio indissolubile che dura da cinque secoli.
Catania e Sant'Agata

    Tre giorni di culto, di devozione, di folclore, di tradizioni che non hanno riscontro nel mondo. Soltanto la Settimana Santa di Siviglia in Spagna e la festa del Corpus Dòmini a Guzco in Perù possono paragonarsi, quanto a popolarità, ai festeggiamenti agatini, da cinque secoli sempre uguali. Per tre giorni la gente sciama nelle vie e nelle piazze e devoti o curiosi si contano a centinaia di migliaia.  
    Catania, rinata molte volte da devastanti terremoti e eruzioni dell'Etna, ha tributato alla Patrona chiese e monumenti tra i più belli e prestigiosi. Oggi si possono ammirare nella salita dei Cappuccini, all'interno della chiesa di Sant'Agata al Carcere, i ruderi del III secolo dopo Cristo. che contengono la prigione dove Sant'Agata patì il martirio e vi spirò. Vicino ci sono le chiese di Sant'Agata alla Fornace (in piazza Stesìcoro) e di Sant'Agata la Vètere (via Santa Maddalena), la prima cattedrale di Catania (appunto la Vètere) e forse luogo della prima sepoltura. Ancora la Badìa di Sant'Agata, la stele in piazza dei Martiri, la fontana di via Dusmet, il Duomo normanno-barocco. Mentre la Basilica Cattedrale conserva le reliquie in pregevoli lavori di oreficeria, opere del Di Bàrtolo come il busto e lo scrigno (non c'è una statua di Sant'Agata).
    La chiesa del Sacro Carcere rappresenta il centro del culto agatino, la storia vivente del martirio, della vicenda agatina. Nel tempio, oltre alla buia stanzetta, si può vedere la lastra lavica in cui sono impresse le orme dei piedi. In questo tempio, che presto sarà santuario, il catanese ritrova la sua identità spirituale. I catanesi eressero il carcere come uno dei baluardi delle vecchie sue mura. Lo attesta il bastione, ancora oggi ben visibile che fa parte della parte muraria risalente alla fine dell'XI o all'inizio del XII secolo. Il carcere era interrato e annesso alle costruzioni nei pressi del pretorio dell'antica città romana, là dove c'era la residenza rappresentativa di Quinziano, suo persecutore. La chiesa custodisce alcune fra le più preziose memorie religiose e storiche cittadine, ha una suggestione campestre nonostante inserita in piena città. Sopra l'altare maggiore una grande tavola, datata 1588 e firmata dal Niger, raffigurante Sant'Agata al rogo. A fianco del carcere una pietra di lava, molto venerata, con l'impronta dei piedi. In sagrestia notevole la targa antica (secolo XV) con immagine della Santa. Lapidi commemorative, bassorilievi, un epìigrafe. "Noli offendere patriam A'gathe, quia ultrix iniuriarum est"  (Non offendere la patria di Agata, perché è vendicatrice delle ingiurie), un quadretto settecentesco rappresentante la Patrona.  
    Il culto di Sant'Agata non è soltanto catanese. Tutt'altro. La venerazione per la martire è sparsa in tutto il mondo. La Patrona catanese protegge 44 comuni italiani, dei quali 14 portano il nome della Santa. Nella vicina Malta è compatrona con S. Paolo, così come nella Repubblica di San Marino. In Spagna è venerata a Villarba del Alcor in Andalusìa, a Jèria (provincia di Valensia). A Barcellona è intestata a Sant'Agata la cappella di Palazzo Reale dove i Re cattolici ricevettero Cristoforo Colombo al suo primo viaggio dalla scoperta dell'America. A Zamarramala (Segòvia) esiste una tradizione curiosa: il 5 febbraio comandano le donne che si eleggono addirittura una sindachessa e gli uomini accudiscono la cucina. In Portogallo è Patrona di Agueda (appunto Agata) nella provincia di Coimbra. Anche in Germania il culto è esteso: è Patrona di Aschaffemburg. In Francia, a Le Fournè, in Normandìa. A Costantinòpoli si festeggiava a maggio in una grande chiesa, come pure nel Ponto. È molto popolare in Grecia, specie nella regione etolica; gli etoli lasciano la città in processione per percorrere dieci chilometri e raggiungere il luogo del culto. E lì vegliano tutta la notte per partecipare poi la mattina alle celebrazioni religiose in suo onore. Pure nella lontana India c'è Sant'Agata, a Viayawala. In Argentina è la patrona dei vigili del fuoco e viene solennemente festeggiata a La Boca di Buenos Aires. In Italia la devozione è tanta: un oratorio nell'Abazia di Montecatini, a Cremona nella stupenda Collegiata dove esiste la tavoletta originale recante l'elogio che secondo la tradizione un Angelo collocò nel sepolcro. Una copia è visibile sulla mano sinistra di Sant'Agata. La Lombardia è la regione più ricca del culto agatino. Nel Duomo c'è un altare con un magnifico quadro su Sant'Agata. Due statuette anche nelle guglie. Firenze (esiste una tavola del XIII secolo) invocava Sant'Agata contro gli incendi; Roma le ha dedicato due belle chiese: Sant'Agata dei Goti e Sant'Agata alla Suburra (Trastèvere); a Napoli un'effige nella catacomba di San Gennaro in un affresco del IV secolo.
    Di Sant'Agata si hanno opere in tutte le parti del mondo. Nella chiesa di Santa Sofia a Kiev, nell'Ucraina, all'Apollinare Nuovo a Ravenna; nel portàle di Santo Stefano a Vienna; nel tempio di San Giorgio a Dinkeluehl. Statue si ammirano a Malta, a Villalba del Alcor in Spagna. Una tavola processionale nel museo del Duomo nella galleria degli Uffìzi (Filippo Lippi) e nella galleria Pitti (Sebastiano del Piombo) di Firenze; lavori del Borgognone a Bergamo. A Catania, in case private e in tutte le chiese dedicate alla Patrona (Sant'Agata al Carcere, Borgo, la Vetere), esistono dei busti agatini di buona fattura. Nella chiesa di Sant'Agata alle Sciare un dipinto su pietra ardesia non toccato dalle lave del 1669. Catania, con la sua provincia, è naturalmente piena di tele e documenti di Sant Agata. Il più famoso a Nicolosi, a ricordo del beato cardinale Dusmet che fermò la lava con il velo della Santa, salvando la cittadina, alla fine del secolo scorso, dalla distruzione.
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